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lunedì 3 aprile 2017

Il dolce che non c'era.

I ricordi, a volte, possono diventare un balsamo per l’anima. Non quando, però, ti ritrovi a pensare e a renderti veramente conto che si deve fare quello che può far felici gli altri quando è tempo… quando l’occasione arriva… quando il momento è quello giusto. E non importa quanto puoi essere stanco o quanto da fare tu possa avere! Bisogna farlo subito, perché dopo….. non sai se ci potrà essere un “dopo”, una “prossima volta”. Non puoi sapere quanto tempo c’è ancora per poter regalare quel sorriso, quell’abbraccio, quel “ti voglio bene”. Che sia a parole o con il semplice gesto di un piccolo dolce, non si deve mai, mai rinviare. Perché, magari, quel “dopo” può svanire in un soffio, e tu rimani con la pena di non aver assecondato quel desiderio quando c’era ancora tempo! Ed è in quel momento che il ricordo di quel sorriso, magari associato ad un rimprovero scherzoso come solo i buoni d’animo sanno fare, ti torna in mente, come se non fosse mai andato via. Ed è quel sorriso che mi è apparso davanti quando l’ho messo insieme questo dolce! E ti ho rivista a dire “ma…. un’altra fetta?”. Perché a te il cioccolato piace! E allora… un’altra fetta sia, anche se so che non è… non sarà mai più la stessa cosa. Questo è per te, perché lo so che sei lì a leggere, perché lo so che ci sei. Le basi di due splendide persone e grandissimi professionisti, i maestri Gianluca Fusto e Maurizio Santin, per un dolce semplice, come te. Il dolce del sorriso, del tuo sorriso…. Il tuo dolce che non c’era.



Per un sorriso

Pasta frolla alle mandorle e cacao (da “Crostate” di Gianluca Fusto)

Ingredienti (per 1 stampo 24x24, 1 stampo 35,5x10, un anello da 19 cm)

210 gr di burro 82% m.g.
5 gr di sale di Pirano*
180 gr di zucchero a velo
60 gr di farina di mandorle di Sicilia
100 gr di uovo intero
120 gr di farina per frolla
300 gr di farina per frolla
35 gr di cacao in polvere


Namelaka al cioccolato fondente (da “Le basi di pasticceria” di Maurizio Santin)

Ingredienti (per 1,950 kg circa)

570 gr di cioccolato fondente al 70%
450 gr di latte fresco intero
22,50 gr di sciroppo di glucosio
7,50 gr di gelatina animale
900 gr di panna fresca

Per la decorazione

1 kg di fragole
2 cestini di lamponi
2 cestini di ribes
Foglie di menta
Zucchero a velo

Procedimento per la pasta frolla

Nella ciotola della planetaria, munita di foglia, unire il burro ammorbidito a 25°C, le uova, il sale, lo zucchero a velo, la farina di mandorle e amalgamare senza incorporare aria. Aggiungere la prima dose di farina facendo legare tutto e finire con la restante dose di farina precedentemente setacciata con il cacao. Conservare in frigorifero a 4°C almeno 6 ore (l’ideale è prepararla il giorno prima). Al momento dell’utilizzo, lavorarla velocemente per ridargli plasticità*, stenderla a 2,5 mm di spessore e foderare gli stampi o coppare nella forma desiderata. Lasciare riposare nuovamente in frigorifero per 15 minuti (o 5/8 minuti in congelatore). Cuocere in forno ventilato a 160°C* per 20 minuti circa con valvola aperta*.



*Il sale di Pirano è un sale ricco di microelementi e minerali, non eccessivamente salato che si raccoglie nelle saline di Pirano in Slovenia. Non è di facile reperibilità e io l’ho sostituito con dei fiocchi di sale Maldon.

*È importante che la frolla non abbia una lunga lavorazione o si “brucia” (termine per definire l’eccessivo riscaldamento della pasta che comporterebbe la cattiva riuscita della stessa). L’ideale sarebbe stendere la pasta allo spessore desiderato subito dopo averla impastata e lasciarla riposare in frigo per il tempo indicato. Se le dosi sono abbondanti, l’eccesso può essere conservato in congelatore. In questo caso, prima dell’uso, lasciare scongelare lentamente passandola in frigorifero almeno 12 ore.

*I tempi e la modalità (ventilato o statico) di cottura possono variare in base alla tipologia del forno.

*La valvola è uno “sfiato” di cui sono dotati i forni professionali, che permette, quando aperta, la fuoriuscita dell’umidità formatasi nella camera di cottura, permettendo una migliore riuscita del prodotto. I forni di uso casalingo non sono dotati di tale valvola ma si può ovviare ponendo tra lo sportello e la camera un cucchiaio di legno o una pallina di stagnola, in modo da lasciare uno spiraglio per la fuoriuscita dell’umidità.



Procedimento per la namelaka

Sciogliere il cioccolato, al microonde o a bagnomaria. Portare a bollore il latte insieme allo sciroppo di glucosio ed unire la gelatina precedentemente idratata con la sua dose di acqua fredda. Versare il latte, poco per volta, sul cioccolato sciolto ed emulsionare con il mixer ad immersione fino ad amalgamare bene il tutto. Aggiungere infine, sempre emulsionando, la panna fredda e far riposare in frigorifero, coperto da pellicola a contatto, per almeno 12 ore (meglio 16 ore)*.

*La namelaka è una crema “ultra cremosa” (questo è anche il significato del nome in giapponese) che cristallizza lentamente a bassa temperatura. Per questo motivo più tempo rimane a riposare in frigorifero, migliore è la riuscita del prodotto. Una volta cristallizzata può essere usata tal quale come crema al bicchiere, per farcire torte, per decorare a sac a poche o anche come inserto previa congelazione in anelli o in stampi di silicone in quanto assume una struttura corposa e stabile. Può anche essere montata e usata come una mousse perché incorporando aria la sua struttura diventa areata e soffice.

Montaggio


Spalmare sulla base della frolla un velo di namelaka e completare con dei ciuffetti di crema (a piacere lavorati a sac a poche con bocchetta liscia o a stella). Decorare con la frutta, le foglie di menta e una spolverata di zucchero a velo.


sabato 9 aprile 2016

La mamma ha sempre ragione

“Sai Angela, ai miei tempi gli scarti non esistevano. Non esisteva che si buttavano via le bucce, che fossero di patate o altro, perché c’era così poco da mangiare che anche quelle erano commestibili. E chi riusciva ad averle le patate, per poterne utilizzare anche le bucce, era davvero fortunato. Non come oggi….” Parole sante mamma!!!! Oggi è più quello che va a finire nella pattumiera che quello che si riesce a consumare. Eh si!!! Oggi ci occuperemo di “scarti”!!!! O almeno… di quello che noi potremmo considerare “scarti”. No,  non vi parlerò delle bucce delle patate, ma delle membrane esterne dei finocchi. Esatto… proprio quella parte che di solito si butta via perché più dura e fibrosa!!! Ebbene anche quella, se trattata come si deve, si può utilizzare in mille modi diversi. Questa volta la useremo per fare una crema morbida e vellutata, con un tocco di croccante che le darà una marcia in più!!!…. Allora… siete pronti? Su… tutti in cucina!!!



Crema di finocchi, zucchine e mandorle

Ingredienti (per 4 persone)

170 g di patate
350 g di zucchine
450 g di membrane esterne di finocchi (con barbe e gambi)
100 g di cipollotti
½ litro di brodo vegetale
Olio e.v.o., sale e pepe
1 manciata di mandorle a filetti


Procedimento


Sbucciare patata e cipollotti, spuntare le zucchine e pulire membrane e gambi dei finocchi dai filamenti esterni. Tagliare i cipollotti a rondelle e le verdure a tocchetti (non è necessario che siano piccoli, tanto sarà tutto passato al mixer, ma è importante che siano più uniformi possibile come taglio in modo che abbiano lo stesso tempo di cottura). Fare appassire un po’ i cipollotti in un filo di olio, aggiungere patate e finocchi e far rosolare con un pizzico di sale, in modo che comincino a tirare fuori l’acqua di vegetazione. Unire le zucchine e portare a cottura con il brodo. Nel frattempo, tostare i filetti di mandorle in un padellino antiaderente facendo attenzione a non bruciarli. Quando hanno assunto un colore dorato spegnere il fuoco e trasferirli in un piatto per farli raffreddare. Aggiustare le verdure di sale e pepe, passare il tutto al mixer ad immersione e filtrare con un setaccio per eliminare la parte fibrosa del finocchio. Servire caldo in una fondina con un filo di olio e i filetti di mandorle.


lunedì 8 febbraio 2016

Ricordo di un viaggio

I colori sono una delle gioie della vita. Poche cose riempiono di più il cuore dell’assistere allo spettacolo di un tramonto sul mare con le sua mille sfumature  o di un’alba vista dalla finestra di una baita su una distesa di neve…… e la mente viaggia veloce…. corre su una strada di campagna e si perde tra il verde e il giallo delle coltivazioni di girasole…. Un giallo vivo che richiama lo stesso colore del sole di luglio, acceso e caldo. Sensazioni, ricordi e profumi di un viaggio di tanto tempo fa!!! ….. Adesso direte “cosa centra tutto questo con la ricetta?”…. centra.. perché per me anche in inverno, con determinati colori, si può rivivere sensazioni che rimangono nel cuore anche dopo tanti anni!!!!…. E parliamo sempre di lei.. della zucca…. L’ortaggio il cui colore mi riporta a gioie passate ma sempre presenti, oltre che riscaldarmi il cuore nelle sere fredde e noiose.




Crema di zucca e porri speziata

Ingredienti (per 4 persone)

700 gr zucca gialla
300 gr porro
150 gr patate
100 gr pancetta
1 rametto rosmarino
1 spicchio aglio
1 pezzetto di curcuma fresco
1 l brodo vegetale
Sale, pepe nero, olio e.v.o.

Procedimento

Pulire il porro eliminando la membrana esterna, tagliarlo a rondelle (tenere da parte la parte verde, più dura) e lavarlo bene. Tagliere patate e zucca a cubetti tenendoli separati. In una pentola far rosolare  in olio caldo lo spicchio di aglio schiacciato in camicia, la curcuma grattugiata, le patate e il rosmarino, aggiungendo un pizzico di sale e 1 o 2 cucchiai di brodo. Quando l’aglio ha rilasciato il suo profumo eliminarlo e aggiungere i porri rosolandoli leggermente e, di seguito, la zucca. Portare a cottura aggiungendo brodo all’occorrenza e aggiustando di sale e pepe a fine cottura. Nel frattempo rosolare, in una padella rovente, la pancetta tagliata a listarelle fino a farla diventare croccante, scolarla dal suo grasso e farla sgocciolare su una carta assorbente. Nella stessa padella, dopo averla pulita bene dal grasso, far rosolare leggermente,  in un filo di olio, la parte verde del porro tagliata a listarelle sottili nel senso della lunghezza. Servire calda decorando con pancetta, porri e un filo di olio.