lunedì 25 settembre 2017

Lo scoglio dell'MTC.

Ebbene sì, sono una sadica masochista! Ho fatto del rischio il mio mestiere (non so se lo aveva già detto qualcuno ma… tant’è!). Perché? Perché sapevo già, subito dopo averla conosciuta, che stringere un’amicizia con l’Anna Laura Mattesini mi sarebbe costato (più o meno) il barlume di sanità mentale che mi era rimasto. Ed eccomi qua, ad affrontare una nuova sfida con me stessa, perché la mia amica ha detto che “sappi che a partire da settembre tu farai parte dell’MTC, quindi rimboccati le maniche perché avrai da sudare” … lei però lo sa ormai che io la amo alla follia proprio perché è quella che mi infila in situazioni assurde ma, soprattutto, perché mi sprona e mi appoggia in tutti i modi possibili e immaginabili… ed ancora una volta devo dirle grazie… di tanto e di tutto. Detto ciò veniamo dal dunque. Vi avevo già accennato di questo gruppo in un altro post ricordate? Quello mitico di “cuciniere” instancabili… ecco, in questo gruppo ci si sfida a colpi di pentole, padelle e (soprattutto) forchette ogni mese, con un argomento scelto, ponderato e argomentato dalla vincitrice del mese precedente. Questo è il mese di Cristina Galliti e, si sa, dove c’è una Galliti c’è pesce! E per la sfida n67 dell’MTC vuoi che con la Galliti non ci stia bene una pasta col pesce? E pasta col pesce fu! Facile direte voi! Eh no!  Con la mitica (e sadica) vincitrice della scorsa sfida niente è facile! Perché dovete sapere che leggendo le regole della sfida, i consigli della Cristina nell’articolo sul suo blog Poveri ma belli e buoni, i suggerimenti su Tip&Trics a me è venuto lo scoramento più totale! E mi sono resa conto che una pasta con molluschi, vertebrati, invertebrati e simili che popolano il mare prima di arrivare dai nostri adorati pescivendoli, mica la puoi
più fare come l’hai sempre fatta! Quindi tra la scelta della pasta giusta, il dosaggio perfetto di spezie, erbe ed aromi, mantecatura (a proposito della quale trovate ampie delucidazioni qui) e quant’altro il mio primo post per l’MTC è stato un’angoscia fino alla fine. E quindi cominciamo a pensare semplice, tanto per andare sul sicuro
almeno con gli ingredienti, e partiamo da vongole e gamberi.


Deciso da cosa partire vediamo di tirare fuori qualcosa di (spero) adeguato alla sfida, per cui di base ci si abbina dei pomodorini datterino che arricchiscono il sugo di dolcezza (e colore). Un piccolo contrasto piccante con il peperoncino e la freschezza di una leggera grattugiata di limone verde ritengo sia quello che può completare il giusto equilibrio del piatto e la mantecatura è finita con la sola acqua di cottura della pasta, visto che il mio mitico pescivendolo Umbertino aveva delle
vongole che dire “profumavano di mare” è dire poco, per cui ho preferito lasciarlo come gusto di base usando la loro acqua di cottura come mantecatura principale. E si va con la ricetta.

Il mio scoglio


Ingredienti (per 2 persone):

160 g di trenette
400 g di vongole
800 g di gamberi
10/12 pomodorini datterino
2 spicchi di aglio
1 bicchierino e mezzo di vino bianco secco
Prezzemolo
Peperoncino
Scorza di limone verde grattugiata
Olio e.v.o.

Preparazione



Lavare bene le vongole e metterle “a spurgare” in un bagno di acqua e sale coperte da un canovaccio bagnato per un paio d’ore tenendole al fresco. Pulire da teste e carapaci i gamberi, lasciandone qualcuno con le “codine” attaccate per l’impiattamento, lavarli, asciugarli con della carta assorbente e tenere da parte. Sciacquare le vongole sotto l’acqua corrente e farle aprire, a fuoco moderato, in un tegame con un coperchio insieme ad 1 spicchio di aglio e qualche foglia di prezzemolo. Man mano che si aprono toglierle dal tegame in modo che, cuocendo troppo, non diventino gommose e tenerle da parte. Sgusciarle dalle valve, tenendone da parte qualcuna intera per la decorazione del piatto. Filtrare il liquido di cottura con un colino e una garza per eliminare eventuali residui di sabbia e conservare per
la mantecatura. Fare rosolare, in un tegame abbastanza capiente da potervi permettere di mantecare la pasta, i pomodorini con olio, aglio, poco prezzemolo e un pezzetto di peperoncino tritati finemente. Sfumare con 1 bicchierino di vino e aggiustare di sale (ricordate che l’acqua delle vongole è abbastanza saporita). Cuocere la pasta in acqua bollente salata, tenendola indietro di cottura di almeno 4 – 5 minuti. Nel frattempo far saltare 30 secondi per parte i gamberi tenuti con il codino in poco olio, sfumarli leggermente di vino, spolverizzarli di un pizzico di scorza di limone grattugiata e trasferirli in un piatto lontano dal calore. Scolare con delle pinze le trenette nel tegame dei pomodorini, riportato nel frattempo sul fuoco, farle mantecare con l’acqua filtrata delle vongole e, se necessario, qualche mestolino di acqua della pasta portando tutto a cottura fino a formare la classica “cremina” (il procedimento per la giusta mantecatura lo trovate qui). Due minuti prima di spegnere il fuoco aggiungere i gamberi sgusciati crudi, continuando a mantecare. Unire le vongole, mescolare e spegnere il fuoco. Impiattare decorando con i gamberi cotti, del prezzemolo fresco tritato e una spolverata di scorza di limone verde grattugiato.




Con questa ricetta partecipo alla sfida dell'MTC N. 67






Grazie per essere passato. Mi farebbe piacere conoscere la tua opinione sull'articolo quindi, se ti va, lascia un commento. Se vuoi lasciare anche un like come segno di apprezzamento mi faresti felice. A presto.

La semplicità di un condimento!

Le ricette semplici sono le più buone, è un dato di fatto. Spesso basta davvero poco per vedere come i commensali puliscono a lucido i piatti quando quello che c’era dentro era semplicemente paradisiaco, e non c’è galateo che tenga… la scarpetta in questi casi è doverosa! Oggi avrò poco da scrivere, forse perché’ la ricetta che seguirà è di una semplicità disarmante… una di quelle ricette così versatili che sorprende sempre per i mille usi che se ne possono fare: dall’antipasto, al primo, al secondo. Se conservata diventa un condimento pronto all’uso appena aperto il barattolo. Una cosa noterete, non ci sono dosi. In effetti tutto è adattabile ai gusti personali, la quantità di aromi e le erbe stesse possono essere variate in base alle vostre necessità eliminando o aggiungendo quello che più vi piace. Solo due cose non devono assolutamente essere eliminate: sale e zucchero, sono i due ingredienti che equilibrano la ricetta. Siete curiosi? Allora seguitemi e vi spiego di che ricetta si tratta.


Pomodorini confit

Ingredienti

Pomodorini (ciliegino, datterino o pachino)
Timo, timo limone, origano
Aglio
Scorza di limone grattugiata
Pepe nero
Sale
Zucchero
Olio e.v.o.

Preparazione

Lavare e asciugare bene i pomodorini, tagliarli a metà e disporli in ordine, uno accanto all’altro, in una teglia ricoperta di carta forno. Cospargere tutto con le erbe, il pepe, l’aglio (se vi piace tagliatelo
fine altrimenti lasciate la testa tagliata a metà in modo da poterai eliminare a fine cottura, rilascerà solo l’aroma), la scorza grattugiata, il sale, lo zucchero e irrorate di buon olio e.v.o. Cuocete in forno a 150°C per 2 ore e mezzo circa.


Passandoli al minipimer si ottiene una salsa già pronta, densa e gustosissima, ottima per condire la pasta. La si può anche conservare, come si fa per la passata, in barattoli sanificati precedentemente facendoli bollire per 15/20 minuti in acqua e lasciandoli asciugare bene all’aria coperti da uno strofinaccio pulito. Riempirli poi con la salsa di pomodorini e farli bollire nuovamente in acqua, dai 20 ai 40 minuti circa in base alla grandezza dei vasi. Lasciare raffreddare completamente, estrarre dall’acqua, asciugare bene i barattoli e conservare in luogo fresco e al buio. È preferibile usare barattoli piccoli in modo da poter consumare tutto il contenuto una volta aperti. I barattoli aperti in ogni caso vanno conservati in frigorifero e consumati entro 1 o 2 giorni dall’apertura. Per il consumo basta riscaldarne il contenuto.
Possono anche essere conservati così cotti, sempre in barattoli sanificati, con il loro condimento di cottura per essere consumati come condimento per primi o secondi oppure per condire delle bruschette. 



Grazie per essere passato. Mi farebbe piacere conoscere la tua opinione sull'articolo quindi, se ti va, lascia un commento. Se vuoi lasciare anche un like come segno di apprezzamento mi faresti felice. A presto.

venerdì 18 agosto 2017

L'orzata dell'Artusi (la parte rinfrescante di un'estate bollente).


Questa estate è la più calda che io ricordi. L’afa non dà tregua e si cerca refrigerio dovunque sia possibile trovarlo. Per la verità mai come quest’anno i condizionatori hanno lavorato a pieno regime e nemmeno la sera si riesce a respirare. Bibite fresche a base di frutta e tè vari la fanno da padroni, nel tentativo di trovare un po’ di frescura, e gli sciroppi sono una parte integrante di questo mondo accaldato. 
Nella giornata del Calendario del Cibo italiano dedicata proprio a loro e ai liquori, io ho voluto provare a preparare l’orzata, uno degli sciroppi che mi riportano all’ infanzia, quando mamma per merenda ci preparava biscotti e un bicchiere di questo liquido bianco e dolce che: “dovete crescere e avete bisogno di energie, bevetelo che vi fa bene”. 
Sono andata a cercare un po’ il significato e l’origine di questa bevanda e ho scoperto che, al contrario di quello a cui siamo abituati oggi, una volta l’orzata era preparata con l’orzo fermentato (da cui appunto il nome). La bevanda a cui invece siamo abituati oggi è a base di mandorle pestate, zucchero, acqua e acqua fiori di arancio. 
Girando un po’ qua e un po’ là tra il web e i libri, ho visto quella dell’Artusi (si, sempre lui!) su "La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene" ed è stata quella che mi ha attirata di più. Rispetto alla ricetta del Pellegrino io ho omesso la dose di acqua di fiori di arancio, è un aroma che non mi piace molto e ho pensato che avrebbe coperto un po’ troppo, per i miei gusti, il gusto delle mandorle. Per chi volesse seguire alla lettera la ricetta originale, la dose dell’aroma è di due cucchiai da aggiungere alle mandorle nella prima fase di “pestatura” al posto della semplice acqua che ho usato io. 
Il risultato comunque è davvero ottimo. Se ne ricava uno sciroppo che, diluito nelle giuste dosi, è davvero gustoso e fresco, esattamente come quello che bevevo da piccola. Della serie: come un bicchiere di sciroppo può rinfrescarti la vita… e la memoria!




Orzata

Ingredienti (per 800 cl circa)

150 g di mandorle sgusciate (di cui 9-10 armelline)
600 g di zucchero semolato fine
450 g di acqua

Procedimento

Pulire le mandorle dalla pellicina esterna e tritatele grossolanamente con un coltello, versate tutto in un mortaio e pestatele, aiutandovi con qualche cucchiaiata di acqua prelevata dalla dose in ricetta, fino a ridurle in una poltiglia finissima. Per praticità si possono frullare, sempre aiutandovi con un poco di acqua, con un buon cutter, avendo però l’accortezza di tenerle almeno mezz’ora in congelatore in modo che siano ben fredde e usando la funzione “pulse” per frullarle in modo che non si riscaldino troppo e tirino fuori l’olio. 
Diluite la “pasta” ottenuta con un terzo dell’acqua in ricetta e filtratela attraverso un canovaccio pulito strizzandolo e raccogliendo il succo in una ciotola. Rimettete nel mortaio (o nel cutter) la poltiglia rimasta, ormai asciutta, e pestare (o frullare) ancora sciogliendola nuovamente con un altro terzo di acqua, filtrando e strizzando di nuovo raccogliendo il succo. Ripetere una terza volta l’operazione trasferendo tutto il succo ottenuto in una pentola. 
Far riscaldare sul fuoco, aggiungere lo zucchero facendolo scioglie e lasciare bollire per 20 minuti a fuoco basso mescolando ogni tanto. 
Quando lo sciroppo è ben freddo imbottigliare e conservare in frigorifero. 
Consumarla in piccole dosi sciolte in acqua ben fredda (le proporzioni in genere sono di 1:6 cioè 1 parte di sciroppo per 6 di acqua).




Grazie per essere passato. Mi farebbe piacere conoscere la tua opinione sull'articolo quindi, se ti va, lascia un commento. Se vuoi lasciare anche un like come segno di apprezzamento mi faresti felice. A presto.


sabato 29 luglio 2017

La caponata: a casa mia si fa così.

I piatti tradizionali italiani sono sempre ricchi di storia, ingredienti ma soprattutto di bontà, a maggior ragione se si parla di piatti di verdure, estive in questo caso. E cosa c’è di più estivo di una caponata? La sua origine è siciliana e già nell’isola le versioni sono tantissime: palermitana, messinese, trapanese, agrigentina, catanese… insomma, ogni città ha la sua. Con il sedano o senza, con il pomodoro passato oppure a pezzi, alcuni usano pinoli e uvetta altri solo mandorle, qualche versione comprende diversi tipi di verdure invece in altre ci sono solo melanzane. Tutte però sono d’accordo su una cosa: la salsa agrodolce non deve mancare. Nella Giornata Nazionale del Calendario del Cibo Italiano dedicata proprio a questa bontà, io vi propongo la mia di versione, che è una fusione di tutto quello che è la caponata siciliana in generale ma con un’aggiunta che, secondo me, dà quel tocco in più ad un piatto che davvero è uno dei simboli di una terra ricca e solare come la Sicilia.




La mia caponata

Ingredienti (per 4 persone)

1 melanzana grande
4 zucchine
1 cipolla di Tropea
50 g di capperi sotto sale
6 o 7 olive verdi
25 g di pinoli
25 gr di uva passa
2 pomodori ramati
¼ di bicchiere di aceto bianco
1 cucchiaio abbondante di zucchero semolato
½ cucchiaio di cacao amaro
Qualche foglia di basilico
Sale, olio evo

Procedimento


Lavare e tagliare la melanzana a cubetti e immergerla in un recipiente colmo di acqua salata, facendo in modo che i cubetti siano completamente immersi magari ponendoci sopra un piatto, per un’ora (questa operazione farà sì che la melanzana perda la sua
parte amara senza che si scurisca). Tagliare allo stesso modo anche le zucchine e tenetele da parte. Nel frattempo dissalate i capperi mettendoli a bagno in acqua fredda, snocciolate le olive e tagliatele a filetti, tagliate la cipolla a fettine sottili. Eliminate pelle e semi dei pomodori e riducete la polpa a dadini. Estrarre dall’acqua le melanzane strizzandole per eliminare l’acqua e asciugarle con un canovaccio pulito. 
Friggere separatamente in olio melanzane e zucchine lasciando queste ultime al dente e tenendo tutto da parte. In una padella capiente sfumare la cipolla con un filo di olio e un pizzico di sale, aggiungere pomodori, capperi, olive e lasciare rosolare il tutto. Aggiungere lo zucchero e lasciare caramellare un paio di minuti. Versare l’aceto lasciandolo evaporare, spolverizzare di cacao amalgamando in modo che non si formino grumi e aggiustare di sale se necessario. Unire melanzane e zucchine lasciando insaporire a fuoco basso e mescolando delicatamente ogni tanto per non far attaccare il fondo di cottura. Cospargere di basilico tritato e spegnere la fiamma. 
Servire tiepido o freddo.





Grazie per essere passato. Mi farebbe piacere conoscere la tua opinione sull'articolo quindi, se ti va, lascia un commento. Se vuoi lasciare anche un like come segno di apprezzamento mi faresti felice. A presto.



venerdì 21 luglio 2017

A proposito di Tonno.

La storia è la radice di ogni popolo e la sua memoria andrebbe sempre custodita. 
E, se il Calendario del Cibo Italiano dedica un’intera giornata al tonno, si può non ricordare le tonnare? Una Tonnara, la più importante della Calabria, si trova a Bivona, un piccolo centro in provincia di Vibo Valentia. Una bellissima struttura che conserva ancora la memoria di un lavoro antico e difficile, la cui storia è raccontata in una pubblicazione di Antonio Montesani, “Le Tonnare di Bivona – I resti di una cultura del mare” a cura dell’Associazione Turistica Pro Loco di Vibo Marina. Potrete trovare un’interessante intervista (scritta a "quattro mani" con Anna Laura Mattesini di EatParadeBlog) , rilasciata proprio per il Calendario da Massimiliano Dicosta, sulla struttura stessa e sui vari progetti che la riguardano nell’articolo della pagina nella giornata tutta dedicata al tonno. 
Io ho avuto, tra l’altro, la fortuna di poter conoscere l’ultimo Rais di Bivona, il Sig. Nunzio Canduci. Una persona d’altri tempi, orgoglioso e fiero di quello che è stato il suo lavoro di una vita e felicissimo di poter raccontare come funzionava l'organizzazione della tonnara. Mi ha raccontato del suo arrivo in paese, del rispetto dei paesani e del lavoro che ruotava intorno alla struttura. Perché’ non si trattava solo della pesca dei tonni in sé, ma intorno vi era il lavoro di tutto il paese, da chi sceglieva e raccoglieva il legname per le barche, ai fabbri per i chiodi, a chi lavorava il sughero per i galleggianti, alle cave da cui si ricavavano le pietre per gli ancoraggi delle reti. Infine, le reti stesse, lavorate dalle donne del paese e fatte con fibre vegetali che permettevano poi di non doverle ritirare a fine stagione, ma venivano letteralmente tagliate e lasciate cadere sul fondale in quanto non creavano problemi alla fauna e alla flora marina. Non vi nascondo che è stata una grande emozione ascoltarlo, e di questa lunga e interessante chiacchierata potrete trovarne una parte sul canale youtube del Calendario. Vi consiglio di ascoltarlo, vi incanterà come ha incantano me.

Mi domando se magari potrebbe piacere anche a lui la ricetta di cui voglio parlarvi oggi a proposito del tonno. È una preparazione veloce (il condimento ha l’esatto tempo di preparazione della cottura della pasta) e facile, adattissima alle giornate estive. Io ho usato del tonno al naturale, ma dei bei cubetti di tonno fresco, magari tagliati un po’ piccoli, saranno sicuramente ottimi. Siete curiosi? Allora seguitemi in cucina.



Fusilli al tonno mediterraneo

Tempo di preparazione: 15 minuti circa

Ingredienti (per 4 persone)

320 g di fusilli
280 g di tonno in tranci al naturale sgocciolato
¼ di cipolla
2 spicchi di aglio
1 cucchiaio di capperi sotto sale
4 filetti di acciuga sott’olio
1 pezzetto di peperoncino (facoltativo)
6 olive verdi snocciolate
Scorza di ½ limone grattugiata
½ bicchiere di vino bianco secco
Basilico
Prezzemolo
Origano Sale, pepe, olio e.v.o.

Procedimento



Mettete, innanzitutto, la pentola con l’acqua per la pasta sul fuoco. Nel frattempo che questa inizia a bollire preparate un battuto con la
cipolla, l’aglio, i capperi precedentemente dissalati, i filetti di acciuga sgocciolati dall’olio, prezzemolo, basilico e il peperoncino se lo gradite. Versare tutto in una padella antiaderente, precedentemente riscaldata con abbondante olio evo (sarà il condimento della pasta) e lasciare rosolare, facendo attenzione che non bruci, a fuoco dolce. Aggiungere il tonno, spolverare di origano facendo insaporire qualche minuto, e sfumare con il vino lasciando evaporare la parte alcolica. Un paio di minuti prima di spegnere il fuoco aggiungere le olive tritate grossolanamente. 

Cuocere la pasta molto al dente e, quando è pronta, saltarla in padella con il condimento portandola a cottura mantecando con la sua acqua. 

Servire caldo cospargendo con un trito di basilico e prezzemolo e la scorza del limone grattugiata.



Grazie per essere passato. Mi farebbe piacere conoscere la tua opinione sull'articolo quindi, se ti va, lascia un commento. Se vuoi lasciare anche un like come segno di apprezzamento mi faresti felice. A presto.



mercoledì 5 luglio 2017

Storia di una scarpetta

L'estate, si sa, è fatta di lunghe serate passate all'aperto in compagnia degli amici. E cosa si fa quando si arriva a tardissima sera e la compagnia comincia a lamentare un certo languorino? Ma si fa una bella spaghettata! Oggi è appunto la Giornata Nazionale della Spaghettata di Mezzanotte per il Calendario del Cibo Italiano e ho pensato di riproporre, per l'occasione queste linguine (gli amici le preferiscono, ma anche gli spaghetti hanno un loro perchè!) con un condimento davvero gustoso e ultra veloce. Un consiglio: non lesinate con le porzioni, i commensali vi chiederanno il bis!




“Aglio, olio e peperoncino”. Potrebbe essere  il titolo di un libro (di cucina ovviamente.. ma anche no!!!), oppure….  l’inizio di una storia un po’ piccante… quella di un piatto che si innamora di un condimento semplice ma molto saporito. A casa mia , oltre al classico, ci sono diverse varianti, tutte buonissime e che portano, puntualmente, i miei commensali a fare scarpetta!!! Eh si, lo so, non è molto elegante, e soprattutto gli osservatori del galateo rabbrividiranno, ma volete mettere la goduria nel raccogliere, con un pezzo di pane, quello che rimane nel piatto cercando di pulirlo ben bene fino all’ultima briciola? E soprattutto che soddisfazione per chi ha cucinato vedere poi i piatti così puliti da sembrare nemmeno usati!!!! Certo non è un primo leggero né da tutti i giorni, ma fa venire l’acquolina in bocca a chiunque ami la pasta, e se assaggerete questa la amerete anche di più.­­­­­­­


Linguine mediterranee

Ingredienti (per 4 persone)

320 gr linguine (o spaghettoni)
4 spicchi di aglio
4 pomodori secchi
3 filetti di acciuga
½ peperoncino piccante
1 cucchiaio di capperi dissalati
Pangrattato
Prezzemolo
Olio evo, sale

Procedimento

Fare un battuto grossolano di aglio, acciughe, capperi, peperoncino e pomodori  secchi. Far rosolare tutto in abbondante olio aggiungendo 1 o 2 cucchiai di acqua di cottura della pasta. In un padellino far tostare, a fuoco basso,  qualche cucchiaio di pangrattato in pochissimo olio, mescolando continuamente (rischia di bruciarsi facilmente se non si tiene sotto controllo) fino a quando non assume un colore dorato. Nel frattempo cuocere, molto al dente, la pasta in acqua poco salata (il condimento lo è abbastanza) tenendola indietro di cottura di almeno 2 o 3 minuti. Scolare e finire di cuocere saltandola nel condimento, aggiungendo acqua di cottura all’occorrenza per  far amalgamare e rendere cremoso il fondo.

 Servire spolverizzando di pangrattato tostato e prezzemolo fresco tritato.





Grazie per essere passato. Mi farebbe piacere conoscere la tua opinione sull'articolo quindi, se ti va, lascia un commento. Se vuoi lasciare anche un like come segno di apprezzamento mi faresti felice. A presto.


martedì 27 giugno 2017

Il mio gelato per il Club del 27

Della serie “chi si ferma è perduto” e io, che sia mai che mi fermo anche solo per respirare, oggi mi imbarco in una nuova avventura: debutto nel Club del 27 . Cos’è? Presto detto, è un gruppo di matti scatenati che, non contenti di sfornellare (si si proprio sfornellare) piatti per l’MTC (gruppo mitico di cucinieri infaticabili), si ritrovano il 27 di ogni mese a riproporre delle preparazioni, a tema mensile, che riprendono alcune ricette, appunto, delle sfide passate nel gruppo madre di cui sopra. Tutto per il gusto di confrontarsi e partecipare alla festa della cucina, perché quando si cucina è sempre una festa… e se si cucina in “compagnia” di altri folli come te, che invece di andare al mare accendono il forno perché’ “oggi la sfida è…”! In effetti l’argomento trattato oggi non è proprio da forno! Oggi il Club propone il gelato! Evvaiiii! Finalmente qualcosa di fresco! Se non che, questo sarebbe il mio primo (in assoluto) gelato che preparo. Panico, panico totale. E da dove comincio? Va beh… sfogliamo le proposte e vediamo che viene fuori. Scorro e leggo: Gelato alla vaniglia con coulis di pesche e mandorle caramellate di Lasagnapazza . Ecco, vaniglia… gelato alla crema… niente ingredienti marziani… bellooo, si fa anche senza gelatiera! Aggiudicato. Poi mi viene il lampo: Angela, ma tu la gelatiera l’hai comprata … ehm… tempo fa! Magari la proviamo? E quindi, gelato alla vaniglia sia!



 Qualche appunto prima di lasciarvi alla ricetta a cui ho apportato qualche variazione/omissione.
In quella originale per il gelato è previsto 300 g di zucchero che io ho portato a 200 perché’, per il mio palato, ho ritenuto fosse troppo dolce. Inoltre ho aggiunto la farina di carrubo, non prevista nell’originale, per avere un minimo di sicurezza nella cremosità/tenuta in coppa (sono fifona lo so, ma è pur sempre il primo gelato!).
Al coulis di pesche ho aggiunto qualche goccia di rum e non vi dico il profumo!
Ho omesso di fare le cialde, ma proprio non ce la si fa con il caldo, in compenso ho aggiunto delle fette di pesca caramellate.
Per il gusto… lascio a voi il giudizio. Posso solo dirvi che il tempo delle foto ed è sparito… come neve al sole. Buon gelato a tutti!





Gelato alla vaniglia con coulis di pesche e mandorle caramellate

Ingredienti (per circa 800 g di gelato):

Per il gelato
300 ml di latte
300 g di zucchero semolato  (200)
250 ml di panna fresca
3 tuorli di uova grandi (60 g)
1 baccello di vaniglia
4 g di farina di carrubo (mia aggiunta)

Per il coulis di pesche
1 cucchiaio di zucchero (30 g)
1 cucchiaio di succo di limone
(io ho aggiunto 1 cucchiaio di rum)

Per le mandorle caramellate
Una manciata di mandorle spellate
 2 cucchiai di zucchero (60 g)

Preparazione

Il gelato
Tagliare a metà il baccello di vaniglia e metterlo in un pentolino insieme al latte e a metà dello zucchero mescolando per farlo sciogliere, mettere sul fuoco e portare fin quasi a bollore. Togliere la pentola dal fuoco, coprire e lasciare in infusione per almeno 15 minuti (meglio qualche ora) per estrarre tutto l’aroma della vaniglia.

Nel frattempo montare i tuorli con lo zucchero restante fino a quando il composto “scrive” (alzando le fruste il composto che cade forma dei cordoncini che rimangono ben visibili per un po’). Riportare il latte quasi a bollore e versarlo a filo sulle uova montando continuamente con una frusta (io ho cotto tutto a bagnomaria per evitare che il calore diretto della fiamma facesse attaccare il composto al fondo della pentola). Fare addensare la crema inglese sul fuoco fino a velare il dorso di un cucchiaio o comunque fino a raggiungere la temperatura di 85°C. Seguire scrupolosamente le tempistiche e la temperatura per non rischiare di far “impazzire” la crema. Una volta pronta toglierla immediatamente dal fuoco, travasarla in una boulle fredda e immergerne il fondo in un bagno di acqua e ghiaccio mescolando continuamente, in modo da abbassare il più in fetta possibile la temperatura per evitare dannose cariche batteriche. È importante mantenere la temperatura dell’acqua costantemente fredda, nel caso si intiepidisse aggiungere altro ghiaccio.



A raffreddamento completato, trasferite la crema in un barattolo a chiusura ermetica (io ho usato un bricco per comodità, dovendo poi travasare il composto nella gelatiera) lasciando ancora in infusione il baccello di vaniglia, e fare riposare il tutto in frigo almeno un’ora (il composto deve essere ben freddo prima di passare alla fase successiva quindi può riposare anche tutta la notte in frigorifero).

Trascorso il tempo di riposo estrarre il baccello e raschiarne il contenuto con un la lama di un coltello mescolandolo alla crema. Unire la panna liquida (ben fredda) e amalgamare bene al composto.
Trasferire il tutto in un contenitore basso, lungo e stretto munito di coperchio, tappare e riporre nella parte più fredda del freezer per un’ora e mezza. Trascorso questo tempo mescolare il molto velocemente con uno sbattitore elettrico e poi riporre nuovamente in freezer. Ripetere il procedimento per altre due volte a intervalli di un’ora e mezza ciascuno. Dopo la terza volta trasferire il gelato nella vaschetta che lo conterrà, preferibilmente in polipropilene e riempita fino a sei mm dal bordo, coprire il composto con della carta forno fatta aderire alla superficie (per limitare la presenza di aria che a contatto con la superficie del gelato può formare fastidiosi cristalli di condensa sulla superficie). tappare e rimettere in freezer per almeno un’ora in modo che il gelato raggiunga la sua giusta densità (io ho preferito lasciarlo in congelatore tutta la notte). 
Prima di servirlo, passatelo in frigorifero per venti minuti circa (essendoci temperature alte in estate questo passaggio l’ho saltato, servendolo direttamente freddo da freezer).

Il coulis di pesche
Sbucciare la pesca, tagliarla a pezzetti e frullarla bene insieme allo zucchero al limone (e al rum se vi piace).

Le mandorle caramellate
Far dorare le mandorle in un pentolino e versarci sopra lo zucchero. Aspettare che si sciolga facendo attenzione che non bruci e appena è tutto caramellato togliere da fuoco. Trasferire le mandorle su un foglio di carta forno, farle raffreddare e ridurle in granella con un coltello.
Servire il gelato con il coulis di pesche e la granella di mandorle.



Io ho completato la decorazione con delle pesche affettate e grigliate, passate poi in padella con un pizzico di burro e qualche cucchiaio di zucchero per caramellarle (non vi do dosi precise, qui potete andare ad occhio secondo i gusti e le necessità).


NB: come ho scritto sopra, per mantecare ho usato la gelatiera, per cui in questo caso ho seguito le istruzioni della stessa, riprendendo poi a seguire il procedimento per quanto riguarda la conservazione del gelato dopo la mantecatura.





Grazie per essere passato. Mi farebbe piacere conoscere la tua opinione sull'articolo quindi, se ti va, lascia un commento. Se vuoi lasciare anche un like come segno di apprezzamento mi faresti felice. A presto.