sabato 29 luglio 2017

La caponata: a casa mia si fa così.

I piatti tradizionali italiani sono sempre ricchi di storia, ingredienti ma soprattutto di bontà, a maggior ragione se si parla di piatti di verdure, estive in questo caso. E cosa c’è di più estivo di una caponata? La sua origine è siciliana e già nell’isola le versioni sono tantissime: palermitana, messinese, trapanese, agrigentina, catanese… insomma, ogni città ha la sua. Con il sedano o senza, con il pomodoro passato oppure a pezzi, alcuni usano pinoli e uvetta altri solo mandorle, qualche versione comprende diversi tipi di verdure invece in altre ci sono solo melanzane. Tutte però sono d’accordo su una cosa: la salsa agrodolce non deve mancare. Nella Giornata Nazionale del Calendario del Cibo Italiano dedicata proprio a questa bontà, io vi propongo la mia di versione, che è una fusione di tutto quello che è la caponata siciliana in generale ma con un’aggiunta che, secondo me, dà quel tocco in più ad un piatto che davvero è uno dei simboli di una terra ricca e solare come la Sicilia.




La mia caponata

Ingredienti (per 4 persone)

1 melanzana grande
4 zucchine
1 cipolla di Tropea
50 g di capperi sotto sale
6 o 7 olive verdi
25 g di pinoli
25 gr di uva passa
2 pomodori ramati
¼ di bicchiere di aceto bianco
1 cucchiaio abbondante di zucchero semolato
½ cucchiaio di cacao amaro
Qualche foglia di basilico
Sale, olio evo

Procedimento


Lavare e tagliare la melanzana a cubetti e immergerla in un recipiente colmo di acqua salata, facendo in modo che i cubetti siano completamente immersi magari ponendoci sopra un piatto, per un’ora (questa operazione farà sì che la melanzana perda la sua
parte amara senza che si scurisca). Tagliare allo stesso modo anche le zucchine e tenetele da parte. Nel frattempo dissalate i capperi mettendoli a bagno in acqua fredda, snocciolate le olive e tagliatele a filetti, tagliate la cipolla a fettine sottili. Eliminate pelle e semi dei pomodori e riducete la polpa a dadini. Estrarre dall’acqua le melanzane strizzandole per eliminare l’acqua e asciugarle con un canovaccio pulito. 
Friggere separatamente in olio melanzane e zucchine lasciando queste ultime al dente e tenendo tutto da parte. In una padella capiente sfumare la cipolla con un filo di olio e un pizzico di sale, aggiungere pomodori, capperi, olive e lasciare rosolare il tutto. Aggiungere lo zucchero e lasciare caramellare un paio di minuti. Versare l’aceto lasciandolo evaporare, spolverizzare di cacao amalgamando in modo che non si formino grumi e aggiustare di sale se necessario. Unire melanzane e zucchine lasciando insaporire a fuoco basso e mescolando delicatamente ogni tanto per non far attaccare il fondo di cottura. Cospargere di basilico tritato e spegnere la fiamma. 
Servire tiepido o freddo.





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venerdì 21 luglio 2017

A proposito di Tonno.

La storia è la radice di ogni popolo e la sua memoria andrebbe sempre custodita. 
E, se il Calendario del Cibo Italiano dedica un’intera giornata al tonno, si può non ricordare le tonnare? Una Tonnara, la più importante della Calabria, si trova a Bivona, un piccolo centro in provincia di Vibo Valentia. Una bellissima struttura che conserva ancora la memoria di un lavoro antico e difficile, la cui storia è raccontata in una pubblicazione di Antonio Montesani, “Le Tonnare di Bivona – I resti di una cultura del mare” a cura dell’Associazione Turistica Pro Loco di Vibo Marina. Potrete trovare un’interessante intervista (scritta a "quattro mani" con Anna Laura Mattesini di EatParadeBlog) , rilasciata proprio per il Calendario da Massimiliano Dicosta, sulla struttura stessa e sui vari progetti che la riguardano nell’articolo della pagina nella giornata tutta dedicata al tonno. 
Io ho avuto, tra l’altro, la fortuna di poter conoscere l’ultimo Rais di Bivona, il Sig. Nunzio Canduci. Una persona d’altri tempi, orgoglioso e fiero di quello che è stato il suo lavoro di una vita e felicissimo di poter raccontare come funzionava l'organizzazione della tonnara. Mi ha raccontato del suo arrivo in paese, del rispetto dei paesani e del lavoro che ruotava intorno alla struttura. Perché’ non si trattava solo della pesca dei tonni in sé, ma intorno vi era il lavoro di tutto il paese, da chi sceglieva e raccoglieva il legname per le barche, ai fabbri per i chiodi, a chi lavorava il sughero per i galleggianti, alle cave da cui si ricavavano le pietre per gli ancoraggi delle reti. Infine, le reti stesse, lavorate dalle donne del paese e fatte con fibre vegetali che permettevano poi di non doverle ritirare a fine stagione, ma venivano letteralmente tagliate e lasciate cadere sul fondale in quanto non creavano problemi alla fauna e alla flora marina. Non vi nascondo che è stata una grande emozione ascoltarlo, e di questa lunga e interessante chiacchierata potrete trovarne una parte sul canale youtube del Calendario. Vi consiglio di ascoltarlo, vi incanterà come ha incantano me.

Mi domando se magari potrebbe piacere anche a lui la ricetta di cui voglio parlarvi oggi a proposito del tonno. È una preparazione veloce (il condimento ha l’esatto tempo di preparazione della cottura della pasta) e facile, adattissima alle giornate estive. Io ho usato del tonno al naturale, ma dei bei cubetti di tonno fresco, magari tagliati un po’ piccoli, saranno sicuramente ottimi. Siete curiosi? Allora seguitemi in cucina.



Fusilli al tonno mediterraneo

Tempo di preparazione: 15 minuti circa

Ingredienti (per 4 persone)

320 g di fusilli
280 g di tonno in tranci al naturale sgocciolato
¼ di cipolla
2 spicchi di aglio
1 cucchiaio di capperi sotto sale
4 filetti di acciuga sott’olio
1 pezzetto di peperoncino (facoltativo)
6 olive verdi snocciolate
Scorza di ½ limone grattugiata
½ bicchiere di vino bianco secco
Basilico
Prezzemolo
Origano Sale, pepe, olio e.v.o.

Procedimento



Mettete, innanzitutto, la pentola con l’acqua per la pasta sul fuoco. Nel frattempo che questa inizia a bollire preparate un battuto con la
cipolla, l’aglio, i capperi precedentemente dissalati, i filetti di acciuga sgocciolati dall’olio, prezzemolo, basilico e il peperoncino se lo gradite. Versare tutto in una padella antiaderente, precedentemente riscaldata con abbondante olio evo (sarà il condimento della pasta) e lasciare rosolare, facendo attenzione che non bruci, a fuoco dolce. Aggiungere il tonno, spolverare di origano facendo insaporire qualche minuto, e sfumare con il vino lasciando evaporare la parte alcolica. Un paio di minuti prima di spegnere il fuoco aggiungere le olive tritate grossolanamente. 

Cuocere la pasta molto al dente e, quando è pronta, saltarla in padella con il condimento portandola a cottura mantecando con la sua acqua. 

Servire caldo cospargendo con un trito di basilico e prezzemolo e la scorza del limone grattugiata.



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mercoledì 5 luglio 2017

Storia di una scarpetta

L'estate, si sa, è fatta di lunghe serate passate all'aperto in compagnia degli amici. E cosa si fa quando si arriva a tardissima sera e la compagnia comincia a lamentare un certo languorino? Ma si fa una bella spaghettata! Oggi è appunto la Giornata Nazionale della Spaghettata di Mezzanotte per il Calendario del Cibo Italiano e ho pensato di riproporre, per l'occasione queste linguine (gli amici le preferiscono, ma anche gli spaghetti hanno un loro perchè!) con un condimento davvero gustoso e ultra veloce. Un consiglio: non lesinate con le porzioni, i commensali vi chiederanno il bis!




“Aglio, olio e peperoncino”. Potrebbe essere  il titolo di un libro (di cucina ovviamente.. ma anche no!!!), oppure….  l’inizio di una storia un po’ piccante… quella di un piatto che si innamora di un condimento semplice ma molto saporito. A casa mia , oltre al classico, ci sono diverse varianti, tutte buonissime e che portano, puntualmente, i miei commensali a fare scarpetta!!! Eh si, lo so, non è molto elegante, e soprattutto gli osservatori del galateo rabbrividiranno, ma volete mettere la goduria nel raccogliere, con un pezzo di pane, quello che rimane nel piatto cercando di pulirlo ben bene fino all’ultima briciola? E soprattutto che soddisfazione per chi ha cucinato vedere poi i piatti così puliti da sembrare nemmeno usati!!!! Certo non è un primo leggero né da tutti i giorni, ma fa venire l’acquolina in bocca a chiunque ami la pasta, e se assaggerete questa la amerete anche di più.­­­­­­­


Linguine mediterranee

Ingredienti (per 4 persone)

320 gr linguine (o spaghettoni)
4 spicchi di aglio
4 pomodori secchi
3 filetti di acciuga
½ peperoncino piccante
1 cucchiaio di capperi dissalati
Pangrattato
Prezzemolo
Olio evo, sale

Procedimento

Fare un battuto grossolano di aglio, acciughe, capperi, peperoncino e pomodori  secchi. Far rosolare tutto in abbondante olio aggiungendo 1 o 2 cucchiai di acqua di cottura della pasta. In un padellino far tostare, a fuoco basso,  qualche cucchiaio di pangrattato in pochissimo olio, mescolando continuamente (rischia di bruciarsi facilmente se non si tiene sotto controllo) fino a quando non assume un colore dorato. Nel frattempo cuocere, molto al dente, la pasta in acqua poco salata (il condimento lo è abbastanza) tenendola indietro di cottura di almeno 2 o 3 minuti. Scolare e finire di cuocere saltandola nel condimento, aggiungendo acqua di cottura all’occorrenza per  far amalgamare e rendere cremoso il fondo.

 Servire spolverizzando di pangrattato tostato e prezzemolo fresco tritato.





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martedì 27 giugno 2017

Il mio gelato per il Club del 27

Della serie “chi si ferma è perduto” e io, che sia mai che mi fermo anche solo per respirare, oggi mi imbarco in una nuova avventura: debutto nel Club del 27 . Cos’è? Presto detto, è un gruppo di matti scatenati che, non contenti di sfornellare (si si proprio sfornellare) piatti per l’MTC (gruppo mitico di cucinieri infaticabili), si ritrovano il 27 di ogni mese a riproporre delle preparazioni, a tema mensile, che riprendono alcune ricette, appunto, delle sfide passate nel gruppo madre di cui sopra. Tutto per il gusto di confrontarsi e partecipare alla festa della cucina, perché quando si cucina è sempre una festa… e se si cucina in “compagnia” di altri folli come te, che invece di andare al mare accendono il forno perché’ “oggi la sfida è…”! In effetti l’argomento trattato oggi non è proprio da forno! Oggi il Club propone il gelato! Evvaiiii! Finalmente qualcosa di fresco! Se non che, questo sarebbe il mio primo (in assoluto) gelato che preparo. Panico, panico totale. E da dove comincio? Va beh… sfogliamo le proposte e vediamo che viene fuori. Scorro e leggo: Gelato alla vaniglia con coulis di pesche e mandorle caramellate di Lasagnapazza . Ecco, vaniglia… gelato alla crema… niente ingredienti marziani… bellooo, si fa anche senza gelatiera! Aggiudicato. Poi mi viene il lampo: Angela, ma tu la gelatiera l’hai comprata … ehm… tempo fa! Magari la proviamo? E quindi, gelato alla vaniglia sia!



 Qualche appunto prima di lasciarvi alla ricetta a cui ho apportato qualche variazione/omissione.
In quella originale per il gelato è previsto 300 g di zucchero che io ho portato a 200 perché’, per il mio palato, ho ritenuto fosse troppo dolce. Inoltre ho aggiunto la farina di carrubo, non prevista nell’originale, per avere un minimo di sicurezza nella cremosità/tenuta in coppa (sono fifona lo so, ma è pur sempre il primo gelato!).
Al coulis di pesche ho aggiunto qualche goccia di rum e non vi dico il profumo!
Ho omesso di fare le cialde, ma proprio non ce la si fa con il caldo, in compenso ho aggiunto delle fette di pesca caramellate.
Per il gusto… lascio a voi il giudizio. Posso solo dirvi che il tempo delle foto ed è sparito… come neve al sole. Buon gelato a tutti!





Gelato alla vaniglia con coulis di pesche e mandorle caramellate

Ingredienti (per circa 800 g di gelato):

Per il gelato
300 ml di latte
300 g di zucchero semolato  (200)
250 ml di panna fresca
3 tuorli di uova grandi (60 g)
1 baccello di vaniglia
4 g di farina di carrubo (mia aggiunta)

Per il coulis di pesche
1 cucchiaio di zucchero (30 g)
1 cucchiaio di succo di limone
(io ho aggiunto 1 cucchiaio di rum)

Per le mandorle caramellate
Una manciata di mandorle spellate
 2 cucchiai di zucchero (60 g)

Preparazione

Il gelato
Tagliare a metà il baccello di vaniglia e metterlo in un pentolino insieme al latte e a metà dello zucchero mescolando per farlo sciogliere, mettere sul fuoco e portare fin quasi a bollore. Togliere la pentola dal fuoco, coprire e lasciare in infusione per almeno 15 minuti (meglio qualche ora) per estrarre tutto l’aroma della vaniglia.

Nel frattempo montare i tuorli con lo zucchero restante fino a quando il composto “scrive” (alzando le fruste il composto che cade forma dei cordoncini che rimangono ben visibili per un po’). Riportare il latte quasi a bollore e versarlo a filo sulle uova montando continuamente con una frusta (io ho cotto tutto a bagnomaria per evitare che il calore diretto della fiamma facesse attaccare il composto al fondo della pentola). Fare addensare la crema inglese sul fuoco fino a velare il dorso di un cucchiaio o comunque fino a raggiungere la temperatura di 85°C. Seguire scrupolosamente le tempistiche e la temperatura per non rischiare di far “impazzire” la crema. Una volta pronta toglierla immediatamente dal fuoco, travasarla in una boulle fredda e immergerne il fondo in un bagno di acqua e ghiaccio mescolando continuamente, in modo da abbassare il più in fetta possibile la temperatura per evitare dannose cariche batteriche. È importante mantenere la temperatura dell’acqua costantemente fredda, nel caso si intiepidisse aggiungere altro ghiaccio.



A raffreddamento completato, trasferite la crema in un barattolo a chiusura ermetica (io ho usato un bricco per comodità, dovendo poi travasare il composto nella gelatiera) lasciando ancora in infusione il baccello di vaniglia, e fare riposare il tutto in frigo almeno un’ora (il composto deve essere ben freddo prima di passare alla fase successiva quindi può riposare anche tutta la notte in frigorifero).

Trascorso il tempo di riposo estrarre il baccello e raschiarne il contenuto con un la lama di un coltello mescolandolo alla crema. Unire la panna liquida (ben fredda) e amalgamare bene al composto.
Trasferire il tutto in un contenitore basso, lungo e stretto munito di coperchio, tappare e riporre nella parte più fredda del freezer per un’ora e mezza. Trascorso questo tempo mescolare il molto velocemente con uno sbattitore elettrico e poi riporre nuovamente in freezer. Ripetere il procedimento per altre due volte a intervalli di un’ora e mezza ciascuno. Dopo la terza volta trasferire il gelato nella vaschetta che lo conterrà, preferibilmente in polipropilene e riempita fino a sei mm dal bordo, coprire il composto con della carta forno fatta aderire alla superficie (per limitare la presenza di aria che a contatto con la superficie del gelato può formare fastidiosi cristalli di condensa sulla superficie). tappare e rimettere in freezer per almeno un’ora in modo che il gelato raggiunga la sua giusta densità (io ho preferito lasciarlo in congelatore tutta la notte). 
Prima di servirlo, passatelo in frigorifero per venti minuti circa (essendoci temperature alte in estate questo passaggio l’ho saltato, servendolo direttamente freddo da freezer).

Il coulis di pesche
Sbucciare la pesca, tagliarla a pezzetti e frullarla bene insieme allo zucchero al limone (e al rum se vi piace).

Le mandorle caramellate
Far dorare le mandorle in un pentolino e versarci sopra lo zucchero. Aspettare che si sciolga facendo attenzione che non bruci e appena è tutto caramellato togliere da fuoco. Trasferire le mandorle su un foglio di carta forno, farle raffreddare e ridurle in granella con un coltello.
Servire il gelato con il coulis di pesche e la granella di mandorle.



Io ho completato la decorazione con delle pesche affettate e grigliate, passate poi in padella con un pizzico di burro e qualche cucchiaio di zucchero per caramellarle (non vi do dosi precise, qui potete andare ad occhio secondo i gusti e le necessità).


NB: come ho scritto sopra, per mantecare ho usato la gelatiera, per cui in questo caso ho seguito le istruzioni della stessa, riprendendo poi a seguire il procedimento per quanto riguarda la conservazione del gelato dopo la mantecatura.





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sabato 24 giugno 2017

L'insalata dell'Artusi.

“Benché si tratti di patate vi dico che questo piatto, nella sua modestia, è degno di essere elogiato, ma non è per tutti gli stomaci”: così scriveva il Pellegrino Artusi della sua insalata di patate nel libro “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”. E nella giornata del Calendario del Cibo Italiano che lo celebra, giusto questa semplice e modesta ricetta voglio proporvi! Di Pellegrino Artusi e della sua vita si sa a iosa, e della sua passione per la letteratura e la cucina anche. E proprio questa sua passione per la gastronomia lo portò a scrivere questo libro, più un manuale per la verità, dove trascrisse ricette provate e riprovate insieme alla fedele Marietta, che finalmente rivalutavano e valorizzavano la tradizione della cucina regionale italiana. La ricetta di cui leggerete sotto voglio riportarverla esattamente così come l’Artusi l’ha scritta. Io la trovo molto poetica, come del resto tutte quelle che si trovano scorrendo le pagine, e credo che si gusti di più nella sua forma e “lingua” originale.



444. Insalata di patate.

“Lessate grammi 500 di patate o cuocetele a vapore, sbucciatele calde, tagliatele a fette sottili e mettetele in un’insalatiera. Prendete:
Capperi sotto aceto, grammi 30. 
Peperoni sotto aceto, N 2. 
Cetriolini sotto aceto, N 3. 
Cipolline sotto aceto, N 4. 
Acciughe salate e pulite, N 4. 
Una costola di sedano lunga un palmo. 
Un pizzico di basilico.

E tutte queste cose insieme tritatele minutissime e mettetele in una scodella. Prendete due uova sode, tritatele egualmente, poi stiacciatele con la lama di un coltello ed unitele al detto battuto.
Conditelo con olio a buona misura, poco aceto, sale e pepe, e, mescolato ben bene, servitevi di questa poltiglia, divenuta quasi liquida, per condir le patate, alle quali potete aggiungere, se vi piace, l’odore del regamo. Questa dose può bastare per sei o sette persone ed è un piatto che può conservarsi anche per diversi giorni.”

NB: per praticità, invece che al coltello io ho passato tutto al mixer quindi il condimento è rimasto volutamente più “rustico” e ho sostituito le acciughe salate con quelle sott’olio.
La ricetta è indicata per sei o sette persone, queste dosi sono corrette per quanto riguarda il condimento, per le patate vi consiglio di cuocerne qualcuna in più, e comunque dipende tutto dal vostro appetito.


Un ultimo consiglio: mangiatele fredde, il giorno dopo sono anche più buone. 

La ricetta è tratta da “La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi.




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lunedì 5 giugno 2017

Ditelo con un fiore.

“Grazie dei fior…. tra tutti quanti li ho riconosciuti…”, recitava una canzone. E come non essere grati a madre natura per quelli che, a mio avviso, sono i fiori più “golosi” di questa stagione. Parliamo proprio dei fiori di zucca, quei fiori bellissimi e allegri, di un giallo acceso che …. falli come vuoi sempre buonissimi sono! Ripieni, in pastella, fritti, al forno e anche come dolce (vi deluciderò prima o poi!) a proporli non si sbaglia mai. Oggi però, nella Giornata Nazionale a loro dedicata per il Calendario del Cibo Italiano , li userò come condimento per degli spaghetti un piatto che mia mamma fa da sempre e che io ho leggermente modificato nella cottura per mantenere la croccantezza delle verdure. Un condimento velocissimo da fare, tanto che il suo tempo di preparazione è all’incirca quello della cottura della pasta, più o meno, ma tanto tanto buono. Il peperoncino potete ometterlo se non vi piace, ma io vi consiglio di aggiungerne anche solo un pezzetto se non avete particolari allergie, è quel quid in più che darà brio al piatto. Avete fatto la spesa? Rimboccatevi le maniche, allacciate il grembiule e mettetevi ai fornelli, i vostri commensali aspettano.





Spaghetti ai fiori di zucchina piccanti

Tempo di preparazione: 15 minuti circa.

Ingredienti (per 4 persone):

320 g di spaghetti
400 g di fiori di zucchina
100 g di zucchina chiara
100 g di zucchina verde
20 g di foglie di basilico
½ peperoncino piccante (facoltativo)
2 cipollotti
2 spicchi di aglio
4 filetti di acciuga sott’olio
Sale e olio evo

Preparazione:


Cominciare pulendo i fiori e passandoli con un foglio di carta assorbente inumidita per eliminare eventuali residui di terriccio o polvere (sono molto delicati, quindi maneggiateli con cura), tagliateli a metà nel senso della lunghezza e teneteli da parte. Tagliate le zucchine a bastoncini di 3 cm di lunghezza e mettete anche questi da parte. Affettate a rondelle sottili i cipollotti compresa la parte verde, tritate l’aglio e fate un piccolo battuto con le acciughe e il peperoncino. Fate stufare, a fuoco lento, in una padella capiente i cipollotti con l’olio e un pizzico di sale. Quando questi sono ammorbiditi aggiungere l’aglio tritato e il battuto di peperoncino e acciughe facendo sciogliere queste ultime, sempre a fuoco lento. Aggiungete le zucchine e fatele rosolare a fuoco vivace nel condimento in modo che rimangano croccanti, unite al tutto i fiori di zucca e il basilico spezzettato finemente con le mani, salate e lasciate cuocere per un paio di minuti, non di più. Nel frattempo cuocete in acqua bollente salata gli spaghetti, scolateli al dente e saltateli in padella con il condimento, aggiungendo qualche cucchiaio di acqua per mantecare. Servite caldo.




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domenica 4 giugno 2017

La piccola alchimista.

Nella Giornata Nazionale delle Ciliegie per il Calendario del Cibo Italiano oggi niente ricette complicate, solo una semplice ma particolarissima idea da offrire ai vostri ospiti come digestivo dopo pasto o da regalare nelle occasioni di festa. Ed è anche un’idea per sfruttare quello che, delle ciliegie, è considerato uno scarto. Vi ho incuriositi? Allora seguitemi e continuate nelle lettura.

La mia passione per le conserve oramai è nota, ma non è noto che adoro anche preparare liquori e infusi. E vi dirò, mi sento anche un po’ streghetta per questo!!!! Tutte le volte che comincio a preparare l’occorrente per le infusioni viene fuori la bambina che gioca a fare la piccola alchimista, con provette e ampolle a preparare l’elisir della felicità da regalare a chi si vuole bene!!!  Mi piace il sottile aroma della frutta, o delle spezie e (perché no!!) anche delle erbe, che rilasciano macerando nel miscuglio di sciroppo e alcool. Da poco poi, ho scoperto che i liquori non si preparano solo con le polpe di frutta, ma anche con gli scarti. Si, avete letto bene…. Per la precisione, con i noccioli. E siccome sono sempre affascinata da tutto quello che mi porta a poter utilizzare tutte le parti di un alimento, ho deciso di cominciare con i noccioli di ciliegie. Indubbiamente se ne ricavano una quantità considerevole, dopo aver preparato una confettura o anche dei canditi dolci e polposi!!! (Piccola parentesi: dicono che siano anche terapeutici per la cervicale se inseriti al posto della spugna in un cuscino, che va poi leggermente riscaldato prima di essere utilizzato.) Le dosi della ricetta originale le ho trovate qui . Io ho sostituito la scorza del limone con la cannella e ho modificato un po’ i tempi di macerazione. Non fraintendiamo, non sono una grande bevitrice di alcolici in generale, ma mi piace poter offrire ai miei ospiti un dopocena preparato con le mie manine… e mi fa ancora più piacere quando questi dopocena sono ampiamente apprezzati. Senza considerare poi che sono dei regali molto graditi (il Natale arriva sempre quando meno te lo aspetti!!!). Vogliamo anche parlare del fatto che, magari, avere a disposizione la base per una particolare bagna, da usare per quella torta speciale che ti viene da dover preparare all’improvviso, non è per niente male??? Insomma… ci sono mille motivi per cominciare a cimentarsi nelle preparazioni di liquori e simili. E’ vero, sono magari preparazioni un po’ lunghe, ma la pazienza sarà ampiamente ricompensata dalla soddisfazione di far felici le persone che le assaggeranno. Che aspettate allora???... cominciamo a snocciolare!!!!



Liquore ai noccioli di ciliegia

Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 1 mese e mezzo di macerazione + 1 mese di riposo

Ingredienti (per 1 litro circa)

Noccioli di 1 kg di ciliegie o di amarene
1 stecca di cannella
½ l di alcool 95°
½ l di acqua
400 g di zucchero

Procedimento

Lavare e asciugare bene i noccioli delle ciliegie, eliminando il più possibile i residui di polpa. Travasare poi insieme alla stecca di cannella (se preferite spezzettata ma non sbriciolata) in un vaso a chiusura ermetica abbastanza capiente e sterilizzato, lasciando macerare tutto nell’alcool, e conservando in un luogo fresco e buio per un mese agitando un paio di volte al giorno il contenitore.

Trascorso il periodo di macerazione, preparare lo sciroppo scaldando acqua e zucchero sul fuoco a bassa temperatura (senza mai fargli raggiungere il bollore) fino al completo scioglimento di quest’ultimo e, dopo averlo fatto raffreddare bene, unirlo all’infusione di alcool e noccioli.

Lasciare in infusione ancora un paio di settimane (più si lascia più aromatico diventa, quindi, volendo si possono anche allungare i tempi) tenendo sempre il barattolo al buio e agitandolo di tanto in tanto. 

In ultimo filtrare e imbottigliare in bottiglie sterilizzate.

Per gustarlo al meglio, si consiglia di lasciarlo riposare ancora un mese prima di consumarlo.

Servire fresco.


E’ un ottimo digestivo, per cui si presta benissimo ad essere servito come liquore da fine pasto.



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