martedì 27 giugno 2017

Il mio gelato per il Club del 27

Della serie “chi si ferma è perduto” e io, che sia mai che mi fermo anche solo per respirare, oggi mi imbarco in una nuova avventura: debutto nel Club del 27 . Cos’è? Presto detto, è un gruppo di matti scatenati che, non contenti di sfornellare (si si proprio sfornellare) piatti per l’MTC (gruppo mitico di cucinieri infaticabili), si ritrovano il 27 di ogni mese a riproporre delle preparazioni, a tema mensile, che riprendono alcune ricette, appunto, delle sfide passate nel gruppo madre di cui sopra. Tutto per il gusto di confrontarsi e partecipare alla festa della cucina, perché quando si cucina è sempre una festa… e se si cucina in “compagnia” di altri folli come te, che invece di andare al mare accendono il forno perché’ “oggi la sfida è…”! In effetti l’argomento trattato oggi non è proprio da forno! Oggi il Club propone il gelato! Evvaiiii! Finalmente qualcosa di fresco! Se non che, questo sarebbe il mio primo (in assoluto) gelato che preparo. Panico, panico totale. E da dove comincio? Va beh… sfogliamo le proposte e vediamo che viene fuori. Scorro e leggo: Gelato alla vaniglia con coulis di pesche e mandorle caramellate di Lasagnapazza . Ecco, vaniglia… gelato alla crema… niente ingredienti marziani… bellooo, si fa anche senza gelatiera! Aggiudicato. Poi mi viene il lampo: Angela, ma tu la gelatiera l’hai comprata … ehm… tempo fa! Magari la proviamo? E quindi, gelato alla vaniglia sia!



 Qualche appunto prima di lasciarvi alla ricetta a cui ho apportato qualche variazione/omissione.
In quella originale per il gelato è previsto 300 g di zucchero che io ho portato a 200 perché’, per il mio palato, ho ritenuto fosse troppo dolce. Inoltre ho aggiunto la farina di carrubo, non prevista nell’originale, per avere un minimo di sicurezza nella cremosità/tenuta in coppa (sono fifona lo so, ma è pur sempre il primo gelato!).
Al coulis di pesche ho aggiunto qualche goccia di rum e non vi dico il profumo!
Ho omesso di fare le cialde, ma proprio non ce la si fa con il caldo, in compenso ho aggiunto delle fette di pesca caramellate.
Per il gusto… lascio a voi il giudizio. Posso solo dirvi che il tempo delle foto ed è sparito… come neve al sole. Buon gelato a tutti!





Gelato alla vaniglia con coulis di pesche e mandorle caramellate

Ingredienti (per circa 800 g di gelato):

Per il gelato
300 ml di latte
300 g di zucchero semolato  (200)
250 ml di panna fresca
3 tuorli di uova grandi (60 g)
1 baccello di vaniglia
4 g di farina di carrubo (mia aggiunta)

Per il coulis di pesche
1 cucchiaio di zucchero (30 g)
1 cucchiaio di succo di limone
(io ho aggiunto 1 cucchiaio di rum)

Per le mandorle caramellate
Una manciata di mandorle spellate
 2 cucchiai di zucchero (60 g)

Preparazione

Il gelato
Tagliare a metà il baccello di vaniglia e metterlo in un pentolino insieme al latte e a metà dello zucchero mescolando per farlo sciogliere, mettere sul fuoco e portare fin quasi a bollore. Togliere la pentola dal fuoco, coprire e lasciare in infusione per almeno 15 minuti (meglio qualche ora) per estrarre tutto l’aroma della vaniglia.

Nel frattempo montare i tuorli con lo zucchero restante fino a quando il composto “scrive” (alzando le fruste il composto che cade forma dei cordoncini che rimangono ben visibili per un po’). Riportare il latte quasi a bollore e versarlo a filo sulle uova montando continuamente con una frusta (io ho cotto tutto a bagnomaria per evitare che il calore diretto della fiamma facesse attaccare il composto al fondo della pentola). Fare addensare la crema inglese sul fuoco fino a velare il dorso di un cucchiaio o comunque fino a raggiungere la temperatura di 85°C. Seguire scrupolosamente le tempistiche e la temperatura per non rischiare di far “impazzire” la crema. Una volta pronta toglierla immediatamente dal fuoco, travasarla in una boulle fredda e immergerne il fondo in un bagno di acqua e ghiaccio mescolando continuamente, in modo da abbassare il più in fetta possibile la temperatura per evitare dannose cariche batteriche. È importante mantenere la temperatura dell’acqua costantemente fredda, nel caso si intiepidisse aggiungere altro ghiaccio.



A raffreddamento completato, trasferite la crema in un barattolo a chiusura ermetica (io ho usato un bricco per comodità, dovendo poi travasare il composto nella gelatiera) lasciando ancora in infusione il baccello di vaniglia, e fare riposare il tutto in frigo almeno un’ora (il composto deve essere ben freddo prima di passare alla fase successiva quindi può riposare anche tutta la notte in frigorifero).

Trascorso il tempo di riposo estrarre il baccello e raschiarne il contenuto con un la lama di un coltello mescolandolo alla crema. Unire la panna liquida (ben fredda) e amalgamare bene al composto.
Trasferire il tutto in un contenitore basso, lungo e stretto munito di coperchio, tappare e riporre nella parte più fredda del freezer per un’ora e mezza. Trascorso questo tempo mescolare il molto velocemente con uno sbattitore elettrico e poi riporre nuovamente in freezer. Ripetere il procedimento per altre due volte a intervalli di un’ora e mezza ciascuno. Dopo la terza volta trasferire il gelato nella vaschetta che lo conterrà, preferibilmente in polipropilene e riempita fino a sei mm dal bordo, coprire il composto con della carta forno fatta aderire alla superficie (per limitare la presenza di aria che a contatto con la superficie del gelato può formare fastidiosi cristalli di condensa sulla superficie). tappare e rimettere in freezer per almeno un’ora in modo che il gelato raggiunga la sua giusta densità (io ho preferito lasciarlo in congelatore tutta la notte). 
Prima di servirlo, passatelo in frigorifero per venti minuti circa (essendoci temperature alte in estate questo passaggio l’ho saltato, servendolo direttamente freddo da freezer).

Il coulis di pesche
Sbucciare la pesca, tagliarla a pezzetti e frullarla bene insieme allo zucchero al limone (e al rum se vi piace).

Le mandorle caramellate
Far dorare le mandorle in un pentolino e versarci sopra lo zucchero. Aspettare che si sciolga facendo attenzione che non bruci e appena è tutto caramellato togliere da fuoco. Trasferire le mandorle su un foglio di carta forno, farle raffreddare e ridurle in granella con un coltello.
Servire il gelato con il coulis di pesche e la granella di mandorle.



Io ho completato la decorazione con delle pesche affettate e grigliate, passate poi in padella con un pizzico di burro e qualche cucchiaio di zucchero per caramellarle (non vi do dosi precise, qui potete andare ad occhio secondo i gusti e le necessità).


NB: come ho scritto sopra, per mantecare ho usato la gelatiera, per cui in questo caso ho seguito le istruzioni della stessa, riprendendo poi a seguire il procedimento per quanto riguarda la conservazione del gelato dopo la mantecatura.





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sabato 24 giugno 2017

L'insalata dell'Artusi.

“Benché si tratti di patate vi dico che questo piatto, nella sua modestia, è degno di essere elogiato, ma non è per tutti gli stomaci”: così scriveva il Pellegrino Artusi della sua insalata di patate nel libro “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”. E nella giornata del Calendario del Cibo Italiano che lo celebra, giusto questa semplice e modesta ricetta voglio proporvi! Di Pellegrino Artusi e della sua vita si sa a iosa, e della sua passione per la letteratura e la cucina anche. E proprio questa sua passione per la gastronomia lo portò a scrivere questo libro, più un manuale per la verità, dove trascrisse ricette provate e riprovate insieme alla fedele Marietta, che finalmente rivalutavano e valorizzavano la tradizione della cucina regionale italiana. La ricetta di cui leggerete sotto voglio riportarverla esattamente così come l’Artusi l’ha scritta. Io la trovo molto poetica, come del resto tutte quelle che si trovano scorrendo le pagine, e credo che si gusti di più nella sua forma e “lingua” originale.



444. Insalata di patate.

“Lessate grammi 500 di patate o cuocetele a vapore, sbucciatele calde, tagliatele a fette sottili e mettetele in un’insalatiera. Prendete:
Capperi sotto aceto, grammi 30. 
Peperoni sotto aceto, N 2. 
Cetriolini sotto aceto, N 3. 
Cipolline sotto aceto, N 4. 
Acciughe salate e pulite, N 4. 
Una costola di sedano lunga un palmo. 
Un pizzico di basilico.

E tutte queste cose insieme tritatele minutissime e mettetele in una scodella. Prendete due uova sode, tritatele egualmente, poi stiacciatele con la lama di un coltello ed unitele al detto battuto.
Conditelo con olio a buona misura, poco aceto, sale e pepe, e, mescolato ben bene, servitevi di questa poltiglia, divenuta quasi liquida, per condir le patate, alle quali potete aggiungere, se vi piace, l’odore del regamo. Questa dose può bastare per sei o sette persone ed è un piatto che può conservarsi anche per diversi giorni.”

NB: per praticità, invece che al coltello io ho passato tutto al mixer quindi il condimento è rimasto volutamente più “rustico” e ho sostituito le acciughe salate con quelle sott’olio.
La ricetta è indicata per sei o sette persone, queste dosi sono corrette per quanto riguarda il condimento, per le patate vi consiglio di cuocerne qualcuna in più, e comunque dipende tutto dal vostro appetito.


Un ultimo consiglio: mangiatele fredde, il giorno dopo sono anche più buone. 

La ricetta è tratta da “La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi.




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lunedì 5 giugno 2017

Ditelo con un fiore.

“Grazie dei fior…. tra tutti quanti li ho riconosciuti…”, recitava una canzone. E come non essere grati a madre natura per quelli che, a mio avviso, sono i fiori più “golosi” di questa stagione. Parliamo proprio dei fiori di zucca, quei fiori bellissimi e allegri, di un giallo acceso che …. falli come vuoi sempre buonissimi sono! Ripieni, in pastella, fritti, al forno e anche come dolce (vi deluciderò prima o poi!) a proporli non si sbaglia mai. Oggi però, nella Giornata Nazionale a loro dedicata per il Calendario del Cibo Italiano , li userò come condimento per degli spaghetti un piatto che mia mamma fa da sempre e che io ho leggermente modificato nella cottura per mantenere la croccantezza delle verdure. Un condimento velocissimo da fare, tanto che il suo tempo di preparazione è all’incirca quello della cottura della pasta, più o meno, ma tanto tanto buono. Il peperoncino potete ometterlo se non vi piace, ma io vi consiglio di aggiungerne anche solo un pezzetto se non avete particolari allergie, è quel quid in più che darà brio al piatto. Avete fatto la spesa? Rimboccatevi le maniche, allacciate il grembiule e mettetevi ai fornelli, i vostri commensali aspettano.





Spaghetti ai fiori di zucchina piccanti

Tempo di preparazione: 15 minuti circa.

Ingredienti (per 4 persone):

320 g di spaghetti
400 g di fiori di zucchina
100 g di zucchina chiara
100 g di zucchina verde
20 g di foglie di basilico
½ peperoncino piccante (facoltativo)
2 cipollotti
2 spicchi di aglio
4 filetti di acciuga sott’olio
Sale e olio evo

Preparazione:


Cominciare pulendo i fiori e passandoli con un foglio di carta assorbente inumidita per eliminare eventuali residui di terriccio o polvere (sono molto delicati, quindi maneggiateli con cura), tagliateli a metà nel senso della lunghezza e teneteli da parte. Tagliate le zucchine a bastoncini di 3 cm di lunghezza e mettete anche questi da parte. Affettate a rondelle sottili i cipollotti compresa la parte verde, tritate l’aglio e fate un piccolo battuto con le acciughe e il peperoncino. Fate stufare, a fuoco lento, in una padella capiente i cipollotti con l’olio e un pizzico di sale. Quando questi sono ammorbiditi aggiungere l’aglio tritato e il battuto di peperoncino e acciughe facendo sciogliere queste ultime, sempre a fuoco lento. Aggiungete le zucchine e fatele rosolare a fuoco vivace nel condimento in modo che rimangano croccanti, unite al tutto i fiori di zucca e il basilico spezzettato finemente con le mani, salate e lasciate cuocere per un paio di minuti, non di più. Nel frattempo cuocete in acqua bollente salata gli spaghetti, scolateli al dente e saltateli in padella con il condimento, aggiungendo qualche cucchiaio di acqua per mantecare. Servite caldo.




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domenica 4 giugno 2017

La piccola alchimista.

Nella Giornata Nazionale delle Ciliegie per il Calendario del Cibo Italiano oggi niente ricette complicate, solo una semplice ma particolarissima idea da offrire ai vostri ospiti come digestivo dopo pasto o da regalare nelle occasioni di festa. Ed è anche un’idea per sfruttare quello che, delle ciliegie, è considerato uno scarto. Vi ho incuriositi? Allora seguitemi e continuate nelle lettura.

La mia passione per le conserve oramai è nota, ma non è noto che adoro anche preparare liquori e infusi. E vi dirò, mi sento anche un po’ streghetta per questo!!!! Tutte le volte che comincio a preparare l’occorrente per le infusioni viene fuori la bambina che gioca a fare la piccola alchimista, con provette e ampolle a preparare l’elisir della felicità da regalare a chi si vuole bene!!!  Mi piace il sottile aroma della frutta, o delle spezie e (perché no!!) anche delle erbe, che rilasciano macerando nel miscuglio di sciroppo e alcool. Da poco poi, ho scoperto che i liquori non si preparano solo con le polpe di frutta, ma anche con gli scarti. Si, avete letto bene…. Per la precisione, con i noccioli. E siccome sono sempre affascinata da tutto quello che mi porta a poter utilizzare tutte le parti di un alimento, ho deciso di cominciare con i noccioli di ciliegie. Indubbiamente se ne ricavano una quantità considerevole, dopo aver preparato una confettura o anche dei canditi dolci e polposi!!! (Piccola parentesi: dicono che siano anche terapeutici per la cervicale se inseriti al posto della spugna in un cuscino, che va poi leggermente riscaldato prima di essere utilizzato.) Le dosi della ricetta originale le ho trovate qui . Io ho sostituito la scorza del limone con la cannella e ho modificato un po’ i tempi di macerazione. Non fraintendiamo, non sono una grande bevitrice di alcolici in generale, ma mi piace poter offrire ai miei ospiti un dopocena preparato con le mie manine… e mi fa ancora più piacere quando questi dopocena sono ampiamente apprezzati. Senza considerare poi che sono dei regali molto graditi (il Natale arriva sempre quando meno te lo aspetti!!!). Vogliamo anche parlare del fatto che, magari, avere a disposizione la base per una particolare bagna, da usare per quella torta speciale che ti viene da dover preparare all’improvviso, non è per niente male??? Insomma… ci sono mille motivi per cominciare a cimentarsi nelle preparazioni di liquori e simili. E’ vero, sono magari preparazioni un po’ lunghe, ma la pazienza sarà ampiamente ricompensata dalla soddisfazione di far felici le persone che le assaggeranno. Che aspettate allora???... cominciamo a snocciolare!!!!



Liquore ai noccioli di ciliegia

Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 1 mese e mezzo di macerazione + 1 mese di riposo

Ingredienti (per 1 litro circa)

Noccioli di 1 kg di ciliegie o di amarene
1 stecca di cannella
½ l di alcool 95°
½ l di acqua
400 g di zucchero

Procedimento

Lavare e asciugare bene i noccioli delle ciliegie, eliminando il più possibile i residui di polpa. Travasare poi insieme alla stecca di cannella (se preferite spezzettata ma non sbriciolata) in un vaso a chiusura ermetica abbastanza capiente e sterilizzato, lasciando macerare tutto nell’alcool, e conservando in un luogo fresco e buio per un mese agitando un paio di volte al giorno il contenitore.

Trascorso il periodo di macerazione, preparare lo sciroppo scaldando acqua e zucchero sul fuoco a bassa temperatura (senza mai fargli raggiungere il bollore) fino al completo scioglimento di quest’ultimo e, dopo averlo fatto raffreddare bene, unirlo all’infusione di alcool e noccioli.

Lasciare in infusione ancora un paio di settimane (più si lascia più aromatico diventa, quindi, volendo si possono anche allungare i tempi) tenendo sempre il barattolo al buio e agitandolo di tanto in tanto. 

In ultimo filtrare e imbottigliare in bottiglie sterilizzate.

Per gustarlo al meglio, si consiglia di lasciarlo riposare ancora un mese prima di consumarlo.

Servire fresco.


E’ un ottimo digestivo, per cui si presta benissimo ad essere servito come liquore da fine pasto.



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venerdì 19 maggio 2017

Quando un profumo non ti lascia andare!!!

Nella Giornata Nazionale delle Fragole per il Calendario del Cibo Italiano ripropongo una ricetta particolare e insolita, che ha tutto il colore della primavera. Seguitemi, sono certa che vi piacerà!

 In questo periodo sono monocromatica (anche monotematica dirà qualcuno!!!!). E’ vero, il colore e il profumo dei frutti di questa stagione m’incantano sempre. Non posso proprio rinunciarci, quindi preparatevi….. c’è in programma altro ancora sul tema!!! Oggi parliamo di conserve, un’altra delle mie passioni in cucina (che novità!!). A dirla tutta è solo da tre o quattro anni che mi sono appassionata alla produzione di marmellate and co. e devo dire che ogni volta  è davvero una grande soddisfazione vedere che, il frutto del tempo impiegato tra pentole, fornelli e barattoli è apprezzato da tutti, soprattutto da marito e figli (il che è un gran dire!!). L’ingrediente principale, lo avrete già capito, sono le fragole. Belle, profumate, piene di colore, mettono allegria già solo a guardarle e si possono impiegare in mille modi, dalle confetture agli sciroppi ai liquori (credo che questo sarà un altro degli argomenti che tratterò!!!). Questa ricetta invece è una preparazione un po’ particolare, anche se molto molto semplice: l’aceto di fragole. E’ un aceto molto delicato e profumato, adatto al pollame e ai crostacei, ma anche in una semplice insalata darà un aroma molto particolare e gradevole. La cosa fondamentale sono i frutti che devono essere profumati e alla giusta maturazione!!!! E poi, ne converrete, è davvero bello da vedere!!! In una bottiglietta un po’ particolare, diventa anche un bellissimo regalo home made da fare per Natale all’amica del cuore che ama i gusti delicati, o alla mamma che se non preparate voi qualcosa di diverso lei non sperimenterà mai niente di nuovo a tavola!!! Perciò preparate l’occorrente… il periodo è quello giusto… tutti all’opera!!!



Aceto di fragole

Preparazione: 15 minuti
Macerazione: 10 giorni



Ingredienti

500 ml di aceto di vino bianco
250 g di fragole
1 cucchiaino di pepe nero in grani
1 cucchiaio di zucchero semolato

Procedimento

Lavare, asciugare le fragole e tagliarle a pezzetti raccogliendole, insieme ai grani di pepe leggermente schiacciati, in un vaso pulito e sterilizzato e unire al tutto l’aceto. Chiudere bene il vaso e lasciare macerare per 10 giorni, in luogo buio e fresco, mescolando regolarmente almeno una volta al giorno. Filtrare l’aceto con un setaccio a maglia sottile, schiacciando la polpa della frutta e facendo cadere il liquido in una pentola di acciaio. Aggiungere lo zucchero e fare scaldare al minimo fino a che questo non si è sciolto. Una volta raffreddato, versare l’aceto in una bottiglia pulita e sterilizzata, filtrandolo nuovamente con il setaccio e una garza in modo che trattenga meglio i residui d’impurità. Tappare con cura e conservare in luogo buio e fresco.






Per la migliore riuscita di quest’aceto scegliere una qualità di fragola molto profumata. Da provare anche con lamponi o fragoline di bosco.

E’ consigliato da usare nei sughi di cottura del pollame o per le insalate di frutti di mare. Provatelo anche su una semplice insalata verde mista con pistacchi e mandorle tostate, vi stupirà.



Si conserva in luogo fresco e al buio per 12 mesi.





Ricetta adattata e tratta da "Conserve dolci e salate" del mensile Sale e Pepe edizione 2010




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lunedì 15 maggio 2017

Sembra, ma non è (quando l'occhio inganna!)

A volte l’occhio può trarre in inganno. Non vi è mai capitato di vedere una pietanza che sembrava tutto all’infuori di quello che era in realtà? Ecco, è proprio il caso della ricetta di cui vi parlo oggi. Per la 
Giornata Nazionale dei Canestrelli del Calendario del Cibo Italiano ho pensato ad un biscotto che ha tutte le carte in regola per sembrare un dolcetto sfizioso, con tutte le caratteristiche dei Canestrelli di Carloforte. Li conoscete vero? Quelle ciambelline buonissime, ricoperte di una glassa bianca, a volte cosparse di zuccherini colorati! I biscottini di cui leggerete più giù sono particolari: non si servono a fine pasto ma all’inizio, o meglio come aperitivo, come stuzzichino… chi più ne ha, più ne metta. Insomma sono un modo diverso per intrattenere gli ospiti prima di andare a tavola o da servire per un buffet.


Manco a dirlo la ricetta è del maestro Luca Montersino, e per chi volesse, la si trova sul libro “Piccola pasticceria salata” (se lo trovate vi consiglio di comprarlo, ne vale davvero la pena) insieme a tante altre che fanno una gola!!!!! Io, per praticità (e perché’ non è di facile reperibilità), rispetto alla ricetta originale nella glassa ho omesso la dose di gelatina Kappa (infatti non la troverete tra gli ingredienti) ma vi garantisco che la riuscita sarà altrettanto ottima. In più, il riposo in congelatore non è previsto nel procedimento della ricetta sul libro, ma, trattandosi praticamente di una frolla montata, il freddo farà sì che i biscotti non perdano la forma in cottura. Quindi… che aspettate? I vostri ospiti rimarranno sorpresi e deliziati da queste piccole ciambelline sfiziose.



Canestrelli al sale rosa dell’Himalaya e cumino

Tempo di preparazione: 40 minuti circa + 10 minuti per la glassa

Ingredienti (per 52 pezzi circa da 4 cm)

Per i canestrelli:
220 gr di farina 00
20 gr di fecola di patate
150 gr di burro
30 gr di maltitolo
70 gr di tuorli cotto
25 gr di parmigiano reggiano
20 gr di latte fresco intero
q.b. di noce moscata
3 gr di sale

Per la glassa bianca salata:
100 gr di panna fresca
20 gr di vino bianco
10 gr di burro
10 gr di scalogni
10 gr di latte
1 gr di fecola
1 gr di colla di pesce
q.b. di chiodi di garofano
q.b. di noce moscata
 q.b. di sale e pepe

Per la finitura:

100 gr di glassa bianca salata
2 gr di semi di cumino
2 gr di sale rosa dell’Himalaya

Procedimento

Per i canestrelli:
Per prima cosa preparare i tuorli facendo bollire le uova per 10 minuti in acqua, sgusciateli e mettete da parte l’albume, oppure mettere i tuorli in un recipiente di plastica, coprirli di acqua fredda e farli cuocere per 3/4 minuti circa (dipende dalla potenza) nel forno a microonde. Una volta freddi, passarli al setaccio il più fine possibile.
Nella ciotola della planetaria versate farina e fecola setacciate, burro e maltitolo e sabbiate il tutto con la foglia. Aggiungete i tuorli passati al setaccio, il latte, il sale, la noce moscata e il Parmigiano e impastate molto velocemente, avvolgete l’impasto nella pellicola e lasciate riposare in frigorifero per almeno 1 ora. Stendere ad uno spessore di 7 mm e coppare dei dischetti con un coppapasta dentellato forandone il centro con una bocchetta liscia. Disponete i biscotti in una teglia (meglio se microforata) e passate qualche minuto in congelatore per stabilizzare la massa in modo che non perda la forma in cottura. Cuocere in forno statico a 170° per 20 minuti circa. Fare raffreddare bene su una griglia.



Per la glassa:

Far rosolare lo scalogno nel burro insieme a qualche chiodo di garofano, aggiungere il vino e far ridurre quasi completamente. Unire la panna e portare a bollore. Salare, pepare ed insaporire con la noce moscata. Legare il tutto con la fecola sciolta nel latte freddo, unendo infine la colla di pesce idratata, con la sua dose di acqua, e strizzata. Filtrate e conservate in frigorifero, coperto da pellicola a contatto, fino al momento dell’utilizzo.


Prima di servire, glassate la parte superiore dei biscotti con la glassa bianca salata calda e cospargete di semi di cumino e scaglie di sale rosa.



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venerdì 12 maggio 2017

Un dolce che sa di paradiso.


Io sono molto fortunata, ho delle amiche (e degli amici) con un cuore grande così! Non si tirano mai indietro e mi coccolano in ogni modo possibile e immaginabile, anche se abitiamo ai poli opposti della terra. La mia amica Laura Villani per esempio… mi è bastato solo dirle che volevo provare a fare una Caprese al limone e mi ha mandato, seduta stante la ricetta che usa sempre lei. E visto che è stata così gentile e generosa, ho approfittato della Giornata Nazionale della Torta Caprese per il Calendario del Cibo Italiano per prepararla.


Ho fatto qualche piccola variazione (io e la mia mania di metterci del personale... perdonami Laura) sulla dose di zucchero temendo che fosse troppo dolce per i gusti della mia famiglia, ho usato direttamente la farina di mandorle e ho aggiunto una piccola dose di fecola, ma che dire…. definirla paradisiaca è riduttivo! È perfetta! Fragrante, profumata … una golosità a cui non si può dire di no. Se poi si pensa alla sua nascita viene da dire “piacerebbe anche a me fare degli errori così in cucina!”. Si, perché come tanti altri capolavori culinari, anche la torta caprese sembrerebbe essere nata negli anni ’20 dalla distrazione di un cuoco, Carmine Fiore di Capri, isola da cui deriva appunto il nome di questa meraviglia. A quanto pare Carmine doveva preparare una torta alle mandorle per tre malavitosi giunti sull’isola per degli “affari” e il cuoco, distrattamente, dimenticò di aggiungere la dose di farina all’impasto. Quando se ne rese conto la torta era già in forno ma con suo grande stupore, a cottura ultimata, venne fuori un dolce di una prelibatezza incredibile.



Croccante fuori e morbida al centro, era così buona che i tre malavitosi gli chiesero la ricetta. La ricetta di base è fatta con mandorle, cioccolato fondente, burro, uova e zucchero, tuttavia esiste anche la versione bianca, l'Anacaprese, che sostituisce al cioccolato fondente il cioccolato bianco e unisce l’aroma di limoni e limoncello rendendola più fresca e adatta alle stagioni più calde. Quest’ultima è proprio quella che vi propongo io, o meglio, ve la propone la mia amica Laura che non ringrazierò mai abbastanza per avermi regalato questo sublime angolo di paradiso. Vi consiglio di mettervi all’opera e provarla, vi accorgerete che fino ad ora non avete mai veramente provato un dolce più buono e delicato di questo. E lo sapete che non vi dò mai consigli sbagliati vero? Seguitemi in cucina e vedrete! Assaggerete un dolce che sa di paradiso.


Torta Anacaprese (Caprese al limone)

Tempo di preparazione: 20 minuti + 50 minuti circa di cottura

Ingredienti (per 2 teglie da 20 cm)

200 g di cioccolato bianco
250 g di farina di mandorle
50 g di fecola di patate
5 uova (250 g)
170 g di zucchero
200 g di burro
La scorza grattugiata di 3 limoni
3 cucchiai di succo di limone
1 bicchierino di limoncello (50 g)


Procedimento

Sciogliere cioccolato e burro a bagnomaria ed emulsionare bene con un leccapentole in modo da ottenere un composto omogeneo e cremoso. Aggiungere farina di mandorle, fecola setacciata, buccia e succo dei limoni, il limoncello ed amalgamare tutto con cura. Separare i tuorli dagli albumi e montarli entrambi ciascuno con metà dose di zucchero, i primi fino a che non diventano bianche e spumosi, i secondi a neve lucida. Amalgamare delicatamente la montata di tuorli alla massa di cioccolato e mandorle e finire unendo gli albumi mescolando dal basso verso l’alto per non smontare la massa. Versare nelle teglie imburrate e infarinate e cuocere in forno statico a 180° per i primi 10 minuti poi a 160° per 35/40 minuti circa. Lasciare raffreddare bene e servire cosparso di zucchero a velo.







NB: tempi e temperature possono variare in base alla tipologia del forno.











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