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mercoledì 5 luglio 2017

Storia di una scarpetta

L'estate, si sa, è fatta di lunghe serate passate all'aperto in compagnia degli amici. E cosa si fa quando si arriva a tardissima sera e la compagnia comincia a lamentare un certo languorino? Ma si fa una bella spaghettata! Oggi è appunto la Giornata Nazionale della Spaghettata di Mezzanotte per il Calendario del Cibo Italiano e ho pensato di riproporre, per l'occasione queste linguine (gli amici le preferiscono, ma anche gli spaghetti hanno un loro perchè!) con un condimento davvero gustoso e ultra veloce. Un consiglio: non lesinate con le porzioni, i commensali vi chiederanno il bis!




“Aglio, olio e peperoncino”. Potrebbe essere  il titolo di un libro (di cucina ovviamente.. ma anche no!!!), oppure….  l’inizio di una storia un po’ piccante… quella di un piatto che si innamora di un condimento semplice ma molto saporito. A casa mia , oltre al classico, ci sono diverse varianti, tutte buonissime e che portano, puntualmente, i miei commensali a fare scarpetta!!! Eh si, lo so, non è molto elegante, e soprattutto gli osservatori del galateo rabbrividiranno, ma volete mettere la goduria nel raccogliere, con un pezzo di pane, quello che rimane nel piatto cercando di pulirlo ben bene fino all’ultima briciola? E soprattutto che soddisfazione per chi ha cucinato vedere poi i piatti così puliti da sembrare nemmeno usati!!!! Certo non è un primo leggero né da tutti i giorni, ma fa venire l’acquolina in bocca a chiunque ami la pasta, e se assaggerete questa la amerete anche di più.­­­­­­­


Linguine mediterranee

Ingredienti (per 4 persone)

320 gr linguine (o spaghettoni)
4 spicchi di aglio
4 pomodori secchi
3 filetti di acciuga
½ peperoncino piccante
1 cucchiaio di capperi dissalati
Pangrattato
Prezzemolo
Olio evo, sale

Procedimento

Fare un battuto grossolano di aglio, acciughe, capperi, peperoncino e pomodori  secchi. Far rosolare tutto in abbondante olio aggiungendo 1 o 2 cucchiai di acqua di cottura della pasta. In un padellino far tostare, a fuoco basso,  qualche cucchiaio di pangrattato in pochissimo olio, mescolando continuamente (rischia di bruciarsi facilmente se non si tiene sotto controllo) fino a quando non assume un colore dorato. Nel frattempo cuocere, molto al dente, la pasta in acqua poco salata (il condimento lo è abbastanza) tenendola indietro di cottura di almeno 2 o 3 minuti. Scolare e finire di cuocere saltandola nel condimento, aggiungendo acqua di cottura all’occorrenza per  far amalgamare e rendere cremoso il fondo.

 Servire spolverizzando di pangrattato tostato e prezzemolo fresco tritato.





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sabato 24 giugno 2017

L'insalata dell'Artusi.

“Benché si tratti di patate vi dico che questo piatto, nella sua modestia, è degno di essere elogiato, ma non è per tutti gli stomaci”: così scriveva il Pellegrino Artusi della sua insalata di patate nel libro “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”. E nella giornata del Calendario del Cibo Italiano che lo celebra, giusto questa semplice e modesta ricetta voglio proporvi! Di Pellegrino Artusi e della sua vita si sa a iosa, e della sua passione per la letteratura e la cucina anche. E proprio questa sua passione per la gastronomia lo portò a scrivere questo libro, più un manuale per la verità, dove trascrisse ricette provate e riprovate insieme alla fedele Marietta, che finalmente rivalutavano e valorizzavano la tradizione della cucina regionale italiana. La ricetta di cui leggerete sotto voglio riportarverla esattamente così come l’Artusi l’ha scritta. Io la trovo molto poetica, come del resto tutte quelle che si trovano scorrendo le pagine, e credo che si gusti di più nella sua forma e “lingua” originale.



444. Insalata di patate.

“Lessate grammi 500 di patate o cuocetele a vapore, sbucciatele calde, tagliatele a fette sottili e mettetele in un’insalatiera. Prendete:
Capperi sotto aceto, grammi 30. 
Peperoni sotto aceto, N 2. 
Cetriolini sotto aceto, N 3. 
Cipolline sotto aceto, N 4. 
Acciughe salate e pulite, N 4. 
Una costola di sedano lunga un palmo. 
Un pizzico di basilico.

E tutte queste cose insieme tritatele minutissime e mettetele in una scodella. Prendete due uova sode, tritatele egualmente, poi stiacciatele con la lama di un coltello ed unitele al detto battuto.
Conditelo con olio a buona misura, poco aceto, sale e pepe, e, mescolato ben bene, servitevi di questa poltiglia, divenuta quasi liquida, per condir le patate, alle quali potete aggiungere, se vi piace, l’odore del regamo. Questa dose può bastare per sei o sette persone ed è un piatto che può conservarsi anche per diversi giorni.”

NB: per praticità, invece che al coltello io ho passato tutto al mixer quindi il condimento è rimasto volutamente più “rustico” e ho sostituito le acciughe salate con quelle sott’olio.
La ricetta è indicata per sei o sette persone, queste dosi sono corrette per quanto riguarda il condimento, per le patate vi consiglio di cuocerne qualcuna in più, e comunque dipende tutto dal vostro appetito.


Un ultimo consiglio: mangiatele fredde, il giorno dopo sono anche più buone. 

La ricetta è tratta da “La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi.




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lunedì 5 giugno 2017

Ditelo con un fiore.

“Grazie dei fior…. tra tutti quanti li ho riconosciuti…”, recitava una canzone. E come non essere grati a madre natura per quelli che, a mio avviso, sono i fiori più “golosi” di questa stagione. Parliamo proprio dei fiori di zucca, quei fiori bellissimi e allegri, di un giallo acceso che …. falli come vuoi sempre buonissimi sono! Ripieni, in pastella, fritti, al forno e anche come dolce (vi deluciderò prima o poi!) a proporli non si sbaglia mai. Oggi però, nella Giornata Nazionale a loro dedicata per il Calendario del Cibo Italiano , li userò come condimento per degli spaghetti un piatto che mia mamma fa da sempre e che io ho leggermente modificato nella cottura per mantenere la croccantezza delle verdure. Un condimento velocissimo da fare, tanto che il suo tempo di preparazione è all’incirca quello della cottura della pasta, più o meno, ma tanto tanto buono. Il peperoncino potete ometterlo se non vi piace, ma io vi consiglio di aggiungerne anche solo un pezzetto se non avete particolari allergie, è quel quid in più che darà brio al piatto. Avete fatto la spesa? Rimboccatevi le maniche, allacciate il grembiule e mettetevi ai fornelli, i vostri commensali aspettano.





Spaghetti ai fiori di zucchina piccanti

Tempo di preparazione: 15 minuti circa.

Ingredienti (per 4 persone):

320 g di spaghetti
400 g di fiori di zucchina
100 g di zucchina chiara
100 g di zucchina verde
20 g di foglie di basilico
½ peperoncino piccante (facoltativo)
2 cipollotti
2 spicchi di aglio
4 filetti di acciuga sott’olio
Sale e olio evo

Preparazione:


Cominciare pulendo i fiori e passandoli con un foglio di carta assorbente inumidita per eliminare eventuali residui di terriccio o polvere (sono molto delicati, quindi maneggiateli con cura), tagliateli a metà nel senso della lunghezza e teneteli da parte. Tagliate le zucchine a bastoncini di 3 cm di lunghezza e mettete anche questi da parte. Affettate a rondelle sottili i cipollotti compresa la parte verde, tritate l’aglio e fate un piccolo battuto con le acciughe e il peperoncino. Fate stufare, a fuoco lento, in una padella capiente i cipollotti con l’olio e un pizzico di sale. Quando questi sono ammorbiditi aggiungere l’aglio tritato e il battuto di peperoncino e acciughe facendo sciogliere queste ultime, sempre a fuoco lento. Aggiungete le zucchine e fatele rosolare a fuoco vivace nel condimento in modo che rimangano croccanti, unite al tutto i fiori di zucca e il basilico spezzettato finemente con le mani, salate e lasciate cuocere per un paio di minuti, non di più. Nel frattempo cuocete in acqua bollente salata gli spaghetti, scolateli al dente e saltateli in padella con il condimento, aggiungendo qualche cucchiaio di acqua per mantecare. Servite caldo.




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lunedì 15 maggio 2017

Sembra, ma non è (quando l'occhio inganna!)

A volte l’occhio può trarre in inganno. Non vi è mai capitato di vedere una pietanza che sembrava tutto all’infuori di quello che era in realtà? Ecco, è proprio il caso della ricetta di cui vi parlo oggi. Per la 
Giornata Nazionale dei Canestrelli del Calendario del Cibo Italiano ho pensato ad un biscotto che ha tutte le carte in regola per sembrare un dolcetto sfizioso, con tutte le caratteristiche dei Canestrelli di Carloforte. Li conoscete vero? Quelle ciambelline buonissime, ricoperte di una glassa bianca, a volte cosparse di zuccherini colorati! I biscottini di cui leggerete più giù sono particolari: non si servono a fine pasto ma all’inizio, o meglio come aperitivo, come stuzzichino… chi più ne ha, più ne metta. Insomma sono un modo diverso per intrattenere gli ospiti prima di andare a tavola o da servire per un buffet.


Manco a dirlo la ricetta è del maestro Luca Montersino, e per chi volesse, la si trova sul libro “Piccola pasticceria salata” (se lo trovate vi consiglio di comprarlo, ne vale davvero la pena) insieme a tante altre che fanno una gola!!!!! Io, per praticità (e perché’ non è di facile reperibilità), rispetto alla ricetta originale nella glassa ho omesso la dose di gelatina Kappa (infatti non la troverete tra gli ingredienti) ma vi garantisco che la riuscita sarà altrettanto ottima. In più, il riposo in congelatore non è previsto nel procedimento della ricetta sul libro, ma, trattandosi praticamente di una frolla montata, il freddo farà sì che i biscotti non perdano la forma in cottura. Quindi… che aspettate? I vostri ospiti rimarranno sorpresi e deliziati da queste piccole ciambelline sfiziose.



Canestrelli al sale rosa dell’Himalaya e cumino

Tempo di preparazione: 40 minuti circa + 10 minuti per la glassa

Ingredienti (per 52 pezzi circa da 4 cm)

Per i canestrelli:
220 gr di farina 00
20 gr di fecola di patate
150 gr di burro
30 gr di maltitolo
70 gr di tuorli cotto
25 gr di parmigiano reggiano
20 gr di latte fresco intero
q.b. di noce moscata
3 gr di sale

Per la glassa bianca salata:
100 gr di panna fresca
20 gr di vino bianco
10 gr di burro
10 gr di scalogni
10 gr di latte
1 gr di fecola
1 gr di colla di pesce
q.b. di chiodi di garofano
q.b. di noce moscata
 q.b. di sale e pepe

Per la finitura:

100 gr di glassa bianca salata
2 gr di semi di cumino
2 gr di sale rosa dell’Himalaya

Procedimento

Per i canestrelli:
Per prima cosa preparare i tuorli facendo bollire le uova per 10 minuti in acqua, sgusciateli e mettete da parte l’albume, oppure mettere i tuorli in un recipiente di plastica, coprirli di acqua fredda e farli cuocere per 3/4 minuti circa (dipende dalla potenza) nel forno a microonde. Una volta freddi, passarli al setaccio il più fine possibile.
Nella ciotola della planetaria versate farina e fecola setacciate, burro e maltitolo e sabbiate il tutto con la foglia. Aggiungete i tuorli passati al setaccio, il latte, il sale, la noce moscata e il Parmigiano e impastate molto velocemente, avvolgete l’impasto nella pellicola e lasciate riposare in frigorifero per almeno 1 ora. Stendere ad uno spessore di 7 mm e coppare dei dischetti con un coppapasta dentellato forandone il centro con una bocchetta liscia. Disponete i biscotti in una teglia (meglio se microforata) e passate qualche minuto in congelatore per stabilizzare la massa in modo che non perda la forma in cottura. Cuocere in forno statico a 170° per 20 minuti circa. Fare raffreddare bene su una griglia.



Per la glassa:

Far rosolare lo scalogno nel burro insieme a qualche chiodo di garofano, aggiungere il vino e far ridurre quasi completamente. Unire la panna e portare a bollore. Salare, pepare ed insaporire con la noce moscata. Legare il tutto con la fecola sciolta nel latte freddo, unendo infine la colla di pesce idratata, con la sua dose di acqua, e strizzata. Filtrate e conservate in frigorifero, coperto da pellicola a contatto, fino al momento dell’utilizzo.


Prima di servire, glassate la parte superiore dei biscotti con la glassa bianca salata calda e cospargete di semi di cumino e scaglie di sale rosa.



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venerdì 12 maggio 2017

Un dolce che sa di paradiso.


Io sono molto fortunata, ho delle amiche (e degli amici) con un cuore grande così! Non si tirano mai indietro e mi coccolano in ogni modo possibile e immaginabile, anche se abitiamo ai poli opposti della terra. La mia amica Laura Villani per esempio… mi è bastato solo dirle che volevo provare a fare una Caprese al limone e mi ha mandato, seduta stante la ricetta che usa sempre lei. E visto che è stata così gentile e generosa, ho approfittato della Giornata Nazionale della Torta Caprese per il Calendario del Cibo Italiano per prepararla.


Ho fatto qualche piccola variazione (io e la mia mania di metterci del personale... perdonami Laura) sulla dose di zucchero temendo che fosse troppo dolce per i gusti della mia famiglia, ho usato direttamente la farina di mandorle e ho aggiunto una piccola dose di fecola, ma che dire…. definirla paradisiaca è riduttivo! È perfetta! Fragrante, profumata … una golosità a cui non si può dire di no. Se poi si pensa alla sua nascita viene da dire “piacerebbe anche a me fare degli errori così in cucina!”. Si, perché come tanti altri capolavori culinari, anche la torta caprese sembrerebbe essere nata negli anni ’20 dalla distrazione di un cuoco, Carmine Fiore di Capri, isola da cui deriva appunto il nome di questa meraviglia. A quanto pare Carmine doveva preparare una torta alle mandorle per tre malavitosi giunti sull’isola per degli “affari” e il cuoco, distrattamente, dimenticò di aggiungere la dose di farina all’impasto. Quando se ne rese conto la torta era già in forno ma con suo grande stupore, a cottura ultimata, venne fuori un dolce di una prelibatezza incredibile.



Croccante fuori e morbida al centro, era così buona che i tre malavitosi gli chiesero la ricetta. La ricetta di base è fatta con mandorle, cioccolato fondente, burro, uova e zucchero, tuttavia esiste anche la versione bianca, l'Anacaprese, che sostituisce al cioccolato fondente il cioccolato bianco e unisce l’aroma di limoni e limoncello rendendola più fresca e adatta alle stagioni più calde. Quest’ultima è proprio quella che vi propongo io, o meglio, ve la propone la mia amica Laura che non ringrazierò mai abbastanza per avermi regalato questo sublime angolo di paradiso. Vi consiglio di mettervi all’opera e provarla, vi accorgerete che fino ad ora non avete mai veramente provato un dolce più buono e delicato di questo. E lo sapete che non vi dò mai consigli sbagliati vero? Seguitemi in cucina e vedrete! Assaggerete un dolce che sa di paradiso.


Torta Anacaprese (Caprese al limone)

Tempo di preparazione: 20 minuti + 50 minuti circa di cottura

Ingredienti (per 2 teglie da 20 cm)

200 g di cioccolato bianco
250 g di farina di mandorle
50 g di fecola di patate
5 uova (250 g)
170 g di zucchero
200 g di burro
La scorza grattugiata di 3 limoni
3 cucchiai di succo di limone
1 bicchierino di limoncello (50 g)


Procedimento

Sciogliere cioccolato e burro a bagnomaria ed emulsionare bene con un leccapentole in modo da ottenere un composto omogeneo e cremoso. Aggiungere farina di mandorle, fecola setacciata, buccia e succo dei limoni, il limoncello ed amalgamare tutto con cura. Separare i tuorli dagli albumi e montarli entrambi ciascuno con metà dose di zucchero, i primi fino a che non diventano bianche e spumosi, i secondi a neve lucida. Amalgamare delicatamente la montata di tuorli alla massa di cioccolato e mandorle e finire unendo gli albumi mescolando dal basso verso l’alto per non smontare la massa. Versare nelle teglie imburrate e infarinate e cuocere in forno statico a 180° per i primi 10 minuti poi a 160° per 35/40 minuti circa. Lasciare raffreddare bene e servire cosparso di zucchero a velo.







NB: tempi e temperature possono variare in base alla tipologia del forno.











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sabato 29 aprile 2017

I dolci che fanno festa.

L’articolo di oggi sarà un po’ particolare e diverso dal solito. Si, perché è il mio primo post per il Calendario del Cibo Italiano che oggi festeggia i Dolci del Convento. Innanzi tutto devo ringraziare la mia cara amica Anna Laura Mattesini , da cui non si può fare altro che imparare e che mi ha fatto conoscere questo gruppo fantastico che mi sta dando spunti e stimoli incredibili (spero di esserne all’altezza) e che, ne sono certa, regalerà al mio girovita chili a iosa.... e qui, se qualcuno solleverà qualche obiezione, manderò tutti a lamentarsi da te cara la mia Anna Laura! Per un'altro motivo devo ringraziare un'altra dolcissima amica,  Monica De Rosa, perchè è lei che mi ha regalato la ricetta che suo papà, un bravissimo pasticcere di Tropea, ha sempre usato per questi spettacolari dolci. E adesso, ringraziamenti doverosi esplicati, passiamo all’argomento in questione. 



Dicevamo, i dolci del convento, ossia tutti quei dolci la cui origine viene identificata presso tutti i conventi e i monasteri sparsi per tutta Italia. Tra le varie ricette vi sono i susamielli, dolce tipico della tradizione natalizia di Napoli a forma di esse e che, a partire dal Seicento, le Clarisse del Convento di Santa Maria della Sapienza cominciarono a produrre con una forma ellittica che presero in nome, appunto, di “sapienza”. La tradizione racconta di tre tipi diversi di susamielli: i susamielli “per zampognari” offerti, appunto, ai zampognari ma anche ai contadini e al personale di servizio; I susamielli “del buon cammino” dedicati ai frati e ai preti e quello più diffuso a tutt’oggi il susamiello “nobile”, preparato con farina bianca, pisto (una miscela di spezie in polvere) e pasta “ammennola” (pasta di mandorle).


Nella tradizione dei dolci di Natale della mia città ci sono le susumelle, sorelle simili dei suddetti dolci napoletani anche loro con origini antiche e di forma ellittica ma che hanno qualche variante rispetto alla ricetta delle suore Clarisse di Napoli. Nella ricetta tipica delle susumelle calabresi non c’è la farina di mandorle ma è prevista una piccola dose di burro e dell’acqua. Un’altra differenza si nota nelle spezie: nei nostri biscotti si usano solo cannella e chiodi di garofano. Nella mia versione, la frutta candita (solo arance) viene ridotta in pasta visto che i canditi in pezzi non sono molto graditi a casa mia.

Dicevo che sono tipici dolci di Natale, ma sono così buoni che a casa mia si mangiano volentieri tutto l’anno. Chiunque ama le spezie non potrà fare a meno di amare questi biscotti che, cuocendo, spanderanno per casa un profumo che farà subito festa, anche se il Natale è lontano.


Susumelle calabresi

Tempo di preparazione: 30 minuti circa

Ingredienti (per 16 pezzi circa):

250 gr di farina 00 debole (160/180W)
75 gr di zucchero semolato
45 gr di miele di acacia
30 gr di miele di castagno
25 gr di burro
2,5 gr di bicarbonato
2,5 gr di ammoniaca
50 gr di arancio candito
50 gr di acqua
Un cucchiaino di cannella in polvere e mezzo cucchiaino di chiodi di garofano (le spezie sono modificabili secondo il gusto personale)
Cioccolato fondente e/o bianco per glassare



Procedimento

Setacciare la farina nella ciotola dell’impastatrice e aggiungere tutti gli altri ingredienti, tranne il cioccolato, amalgamando fino ad ottenere un impasto omogeneo, liscio e che non si appiccica alle mani. 
Formare due filoncini di circa 2/3 cm di diametro e tagliare obliquamente delle losanghe di impasto formando dei biscotti ovali. Lavorare spolverizzando la spianatoia di farina per far sì che l’impasto con il calore delle mani non si appiccichi. Trasferire i dolci su di una placca, ricoperta di carta da forno, distanziati tra loro (cuocendo si allargheranno un po’) e cuocere in forno statico a 180 °C per 15 minuti circa. 



Lasciare raffreddare i pezzi in teglia. Appena saranno ben freddi intingere la parte superiore nel cioccolato temperato ricoprendo bene tutta la superficie. I dolci si possono consumare quando il cioccolato avrà “tirato” formando uno strato croccante sopra il biscotto. 
Conservare su vassoi avendo cura di coprire bene con pellicola per alimenti o in una scatola di latta con chiusura ermetica avendo l’accortezza di porre tra uno strato e l’altro di biscotti della carta forno in modo che la copertura di cioccolato non si possa graffiare.



NB: per i più golosi c’è anche una versione al cioccolato che prevede il 5% circa di cacao sul peso della farina. Basta sostituire questa percentuale di farina con la stessa dose di cacao (es: 235 gr di farina + 15 gr di cacao = 250 gr di polveri).




CON QUESTA RICETTA PARTECIPO AL CONOCORSO NATALE A CASA MIA - La tua ricetta in un E-book, organizzato da LIBRICETTE.eu e CibusHD


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